L’Ulisse di Liliana Cano a Sassari: 15 tele dedicate al viaggio dei viaggi

Ulisse l’uomo “polytropos”, l’uomo dai “tanti pensieri”, dalle tante astuzie. Nessun eroe mitico è stato così vicino a noi proprio per il suo essere ancorato alla terra e non al cielo. Nonostante poi passi buona parte della sua vita come esule errabondo in mare. Perché le colpe contro gli dei si pagano sino in fondo e non ci sono vie d’uscita. Allora meglio sfidare la sorte e i propri limiti, lasciarsi abbandonare alla sete di conoscenza, aprire la mente, riempirla di “colori”, per usare una felice espressione di Pietro Citati. Perché Ulisse è l’uomo dalla mente variopinta, colorata, aperta ai mille stimoli del mondo che lo circonda, capace di cambiare tonalità in base alla propria esperienza. Non è forse un caso che Liliana Cano abbia deciso di dedicare proprio all’eroe omerico, “inventore” dell’inganno del cavallo di Troia, una serie di 15 tele che ne scandiscono il percorso nelle acque del Mediterraneo, quello che poi sarebbe diventato poi il viaggio dei viaggi, l’Odissea. I quadri saranno esposti fino al 10 gennaio 2016 negli spazi del Centro d’Arte Ulisse, in via Giovanni Pascoli 13/b a Sassari. Un percorso che la pittrice sassarese ha iniziato a settembre con la realizzazione del primo murales dedicato alla figura di Ulisse e realizzato sul fronte della galleria d’arte.

Riemergono così le tappe, come pagine strappate al racconto. Liliana Cano si fa aedo, così come Ulisse lo fu alla reggia di Alcino quando Ulisse verticalefu invitato a raccontare chi fosse. Alla parola fluente però si sostituisce il pennello che dà forma e disegna contorni, evoca. Così alla serenità stupita di Nausicaa sulla spiaggia si contrappone la paura della morte con Ulisse e i suoi marinai inchiodati alle assi della nave in tempesta. Pezzi di legno fragili e in balia dell’ira di Poseidone, senza dimenticare gli incontri “magici” e terribili con le sirene o Polifemo, le magie di Circe, l’eroica resistenza di Penelope che al calar della notte disfa la tela per tardare le nozze con i Proci, il rientro a casa e la vendetta implacabile con chi ha sfidato il potere. In una delle ultime tele Ulisse compie la mattanza nella sua reggia, sullo sfondo una linea rosso sangue delimita l’azione, in primo piano l’eroe scocca le frecce tra cataste di corpi. Il re è tornato, è tempo di ristabilire la pace perduta. Anche se a un costo altissimo.

Novantuno anni, un’esistenza in continuo cambiamento sin dalla nascita, Liliana Cano, è sempre rimasta fedele a se stessa e al suo essere sempre al di fuori delle facili etichette: “Ho solo ricevuto questo dono (la pittura, ndr), non ne sono responsabile in fondo”. Come Ulisse gioca un po’ a mentire, perché sa benissimo cosa vuole fare e cosa vuole far capire. Così con un’eleganza graffiante tira le orecchie all’amministrazione comunale e, in sostanza alla sua città, rimproverandole l’aver abbandonato tanti validi artisti del passato: “Sassari era la capitale della pittura – sottolinea – Ora però nessuno parla più di persone come Costantino Spada o Libero Meledina o Giuseppe Magniani. Non bisogna dimenticarli”. Parlando di loro si commuove, d’altronde lei è una delle ultime testimoni di una stagione, forse irripetibile, per pittura e l’arte sassarese. Capace con la sua forza di imporsi a livello non solo regionale e nazionale, ma anche di valicare i confini.

Chi è. Padre ingegnere di origine spagnola, madre pittrice e maestra elementare, pronipote del conte Costantino Nigra nobile piemontese,
ministro del Re Vittorio Emanuele II al tempo del governo Cavour, la futura pittrice cresce in un ambiente estremamente stimolante. Come Ulisse si trova a viaggiare sin dalla tenera età per via del lavoro paterno. Gorizia, Roma e Torino segnano i suoi anni giovanili; si diploma con il massimo dei voti all’Accademia Albertina sotto la guida dei maestri Casoratti, Manzù, Omegna e Valinotti. Molto presto partecipa con successo a collettive e importanti rassegne d’arte in tutta la penisola ottenendo numerosi apprezzamenti da parte della critica. Nel 1945 la famiglia rientra a Sassari, qui Liliana inizia ad insegnare disegno negli istituti di avviamento e a partecipare alla vita artistica cittadina, con Costantino Spada, Libero Meledina, Giuseppe Magniani, Cesare Bazzoni, Ausonio Tanda, Vincenzo Manca, Stanis Dessy, Filippo Figari, Eugenio Tavolara. Col gruppo degli artisti Sassaresi nel 1950 inaugura il primo “Grattacielo” con una importante mostra che ebbe un grande successo. Nel 1959 la sua prima personale in città segna l’inizio di una lunga serie di importanti mostre in Italia ed all’estero. Nel 1978 a Cagliari, le viene assegnato dal Presidente della Repubblica il prestigioso Premio Speciale per l’Attività Artistica.

Alla ricerca di nuove espressività, si trasferisce a Barcellona dove risiede a lungo per poi recarsi in Francia; ci rimarrà per circa 20 anni, svolgendo la sua attività artistica tra Tolone, Istres, Avignone, Parigi, Arles, Marsiglia e partecipando a esposizioni in tutta Europa, dalla Russia sino alla Spagna, continuando a coltivare la passione per il grande formato. In contemporanea si svolgono numerose mostre antologiche: dalla sua personale a Sassari nel 1997, tre anni dopo il suo rientro a Sassari, sino a quelle in tutto il territorio regionale, senza dimenticare quelle a La Seyne in Francia, a Brisbane, Sidney e Melbourne in Australia.

Incessante la sua attività soprattutto nel settore pubblico, ultimo è proprio il murales dedicato a Ulisse in via Pascoli. Nel 2006 le viene conferito per l’attività artistica, dalla Città di Sassari il Candeliere d’Oro Speciale e nel 2011 è invitata alla LIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Nel 2013 una monografia a cura di Massimo Mannu ne ripercorre l’itinerario artistico e umano.

Francesco Bellu

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