di Andrea Tramonte
Una influenza nuragica che si è riverberata nell’arte e nella cultura sarda del Novecento e del contemporaneo: pittura, scultura, architettura, design, artigianato e più in generale cultura di massa hanno attinto dalla preistoria sarda in modi diversi, da quelli più palesi e scoperti a forme sottili di riappropriazione, rilettura e omaggio, fino alle riscritture più fantasiose e fantarcheologiche di quella storia. Quasi come l’attività carsica dell’acqua sulle rocce, una impronta che scorre, modifica e modella la visione di artisti e designer, una ‘presenza’ che dal paesaggio sardo si riverbera anche su opere d’arte e manufatti artigianali. L’idea del Padiglione Tavolara di Sassari era quella di indagare questo percorso mettendo in luce un aspetto che finora è rimasto sullo sfondo, con un discorso culturale in grado di rivelare connessioni inedite e imprevedibili. L’Onda nuragica. Arte, artigianato e design alla prova della preistoria è la mostra in programma dal 2 marzo all’8 luglio, a cura di Giuliana Altea, Antonella Camarda e Luca Cheri e organizzata dalla Fondazione Nivola.
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L’analisi dell’influenza nuragica parte dal suo elemento ideologico, da quando cioè le prime mostre di bronzetti nuragici – allestite all’Opera Bevilacqua La Masa di Venezia e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1949 e nel 1950 – portarono la preistoria sarda all’attenzione della cultura internazionale e poi quando nel 1951 ci fu la scoperta della reggia nuragica di Barumini, con gli scavi condotti da Giovanni Lilliu: “Gli artisti e gli intellettuali sardi degli anni Cinquanta trovarono nella civiltà nuragica un riferimento ideologico forte, funzionale alla costruzione di una nuova identità regionale – spiegano i curatori della mostra -. Ne scaturì un preciso filone iconografico, che sarebbe durato fino agli anni Sessanta, reinventandosi poi nell’epoca postmoderna e contemporanea”.
La mostra si apre con la prima fase della riscoperta moderna della cultura prenuragica e nuragica e in particolare con l’analisi di quelle correnti artistiche che si ispiravano alle teorie di Lilliu, che sosteneva l’esistenza di una continuità artistica tra il nuragico e l’età contemporanea. Così diversi artisti tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento attinsero a forme e iconografie della preistoria: Mauro Manca, Ausonio Tanda, Giovanni Nonnis, Franco d’Aspro, Maria Lai, Costantino Nivola. I temi nuragici si ritrovano nella ceramica grazie alle opere di artisti e artigiani come Federico Melis, Melkiorre Melis, Giuseppe Silecchia, Gavino Tilocca, Aldo Contini e nel campo del gioiello con il lavoro dell’orafo sassarese Salvatore Puggioni. La Costa Smeralda poi dà un impulso alla riproposizione dei temi preistorici sardi in chiave turistica, nella forma di souvenir, attraverso l’utilizzo di temi come la madre mediterranea, il guerriero e l’arciere.
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Negli anni Ottanta un esempio celebre è quello dei tappeti nuragici di Aldo Rossi – architetto milanese, il primo italiano a vincere il premio Pritzker – nati da una collaborazione con Arp Studio e realizzati da Mariangela Cubadda e le Tessitrici di Zeddiani mostrano una rilettura del tema attraverso una decostruzione espressionista, con figure di guerrieri distorte e deformate. Nella ceramica, invece, l’impulso fantastico genera coloratissimi mostri primordiali nell’opera di maestri come Pulli, Sciannella, Scassellati, De Gonare, Demurtas. In tempi più recenti invece ci si muove tra riproduzioni fedeli e la rilettura del periodo nuragico in opere di design (Francesca Addari, Monica Casu, Domenico Cubeddu, Giampaolo Mameli, Fernando Mussone, Maria Paola Piras, Pretziada, Monica Scassellati).
I nomi in mostra:
Francesca Addari, Arp Studio, Monica Casu, Ceramiche Villa Abbas, Aldo Contini, CP Basalti, Mariangela Cubadda – Tessitrici di Zeddiani, Domenico Cubeddu, Franco D’Aspro, De Gonare (Salvatore Sechi), Dolores Demurtas, La Fucina, Maria Lai, Paolo Loddo, Giampaolo Mameli, Mauro Manca, Caterina Mele, Federico Melis, Melkiorre Melis, Fernando Mussone, Costantino Nivola, Giovanni Nonnis, P.E.M. (Perks and Mini), Giuseppe Pipia, Carmine Piras, Maria Paola Piras, Pretziada (Kyre Chenven e Ivano Atzori), Salvatore Puggioni, Claudio Pulli, Aldo Rossi, Franco Scassellati, Monica Scassellati, Angelo Sciannella, Scuola del Corallo, Giuseppe Silecchia, Roberto Sironi, Antonia Spanu Mesina, Studiopepe, Ausonio Tanda, Gavino Tilocca, Mariantonia Urru.
L’esposizione è promossa dal Comune di Sassari in collaborazione con il Museo archeologico nazionale “Giovanni Antonio Sanna” – Polo museale regionale della Sardegna, l’Università di Sassari, e il supporto della Fondazione di Sardegna, di Bibanca e di Ars / Arte condivisa in Sardegna.