Le ‘Serenate per madri e battipanni’ di Abate e il concerto del Micheal Blake 4ET chiudono il Cala Gonone Jazz

In una produzione originale, pensata esattamente per Cala Gonone jazz festival 2016, Francesco Abate, sabato pomeriggio, nella cornice all’aperto dell’Acquario di Cala Gonone, ha portato in scena ‘Serenate per madri e battipanni’, con musiche originali di Stefano Guzzetti, e la partecipazione recitativa di Francesca Saba. Sono dialoghi esilaranti, tratti dal suo ultimo libro, in parte intervallati dalla musica del quartetto messo su da Guzzetti, in cui Abate ripercorre il dramma personale, e familiare, della sua malattia e di quella di suo padre, entrambi ammalati dello stesso male. La storia è nota, già dal precedente libro di Abate, del suo trapianto e del calvario che è stato affrontato. Spiega le dinamiche che hanno spinto Abate a fare una scelta diversa da quella di suo padre, e cioè accettare il trapianto, e di curarsi dall’epatite c. Racconta dell’amicizia letteraria e personale con lo scrittore medico Giorgio Todde, il quale lo convinse a curarsi dopo la morte di suo padre.

Di diverso dallo spettacolo che portava precedentemente, e che raccontava esattamente la sua storia, ora c’è il fatto che Abate ne parla con la giusta serietà quando tratta i passaggi più delicati del racconto, ma poi vuole riderci su, attraverso il rapporto comico-conflittuale che da sempre ha avuto con la mamma. Il libro ‘Mia madre ed altre catastrofi’ è nato dai social, ed è ora giunto alla sesta edizione. “È il libro più fortunato che abbia scritto – dice Abate – e di questo vi ringrazio. Ma non ci sarà un continuo dello stesso, seppure mia madre mi dia continuamente ogni giorno nuovo materiale”. La sua storia commuove il pubblico, perché porta in scena la malattia, e tutto ciò che questo comporta: “Tutti noi, in via diretta o indiretta, sappiamo di cosa stiamo parlando. A tutti è capitata questo tipo di esperienza”. E non è mai facile parlare del dolore, specie in pubblico, in particolare in uno spettacolo che deve mantenere una sua leggerezza comunicativa. Ci vuole coraggio, forza ed umiltà. Perché, per altri versi, si corre sempre il rischio di cadere nel pietismo. Per il resto Abate fa questo come fosse una sua personale missione, fa capire che molte voci inascoltate, viste durante questo suo percorso in ospedale, devono avere la dignità di essere udite dagli altri. Il tour di Abate, arrivato alla cinquantesima tappa, prosegue per terminare al festival della letteratura di Mantova.

Ma lo spettacolo di Abate, seguito con delle degustazioni di vini e formaggi tipici di Dorgali, è stato il preambolo per la chiusura del Festival di Cala Gonone Jazz 2016. La rassegna si è conclusa con il concerto, in serata, del Micheal Blake 4ET. Un’ensemble per metà italiana e per metà statunitense. Con due talenti del nostro panorama jazz, come il giovane ed estroverso pianista Giovanni Guidi, e Fabrizio Sferra alla batteria, si sono confrontati con il contrabbasso del giovane di Chicago Joe Rehmer, che da diverso tempo ha deciso di vivere in Italia, in Umbria, e il caldo sax di Micheal Blake. Il suo modo di suonare di Rehmer è tecnico, preciso e pulito, mentre Blake continua a stupire con i cambi di registri e di atmosfere che creano alle sue composizioni una dinamica tutta particolare. Un jazz ricco di spunti e intuizioni, in cui il dialogo tra strumenti diventa linguaggio della comunicazione a tu per tu tra le varie sezioni di volta in volta interessate. Una serata accolta con favore dal pubblico in cui i lenti di Blake, particolarmente efficaci ed indovinati, hanno creato a tratti atmosfere evocative e romantiche.

Il Jazz Festival 2016 si congeda dal suo pubblico rinnovando l’appuntamento per il trentennale del prossimo anno, in cui si programmano nuove iniziative degne di nota.

Davide Fara

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