La designer che dà un’anima ai tappeti. Carolina Melis, donna sarda dell’anno

L’idea era quella di celebrare le donne nei diversi momenti della loro vita: nel lavoro, nello sport, nella quotidianità, nel tempo libero, nelle battaglie per i loro diritti, nella maternità. Nei modi diversi di essere donne. Il filo conduttore è la mimosa, “che unisce idealmente le figure femminili del video e crea unione”, dice Carolina Melis, designer, art director e illustratrice cagliaritana. Il risultato è un corto d’animazione delicato e coloratissimo, il contributo di Carolina alle celebrazioni dell’8 marzo, pubblicato ieri nel suo canale Vimeo e presentato in anteprima al Comune di Cagliari dove le è stato consegnato il “Premio donna sarda dell’anno 2019”. Il riconoscimento, istituito nel 1987 dalle Lioness di Cagliari, “è destinato a donne che si sono particolarmente distinte per la propria attività professionale o personale”, hanno spiegato Patrizia Mancusi Schirru e Leda Puppa, rispettivamente presidente e governatore del club. Alla cerimonia in Municipio hanno preso parte Marzia Cilloccu, assessora alle Attività produttive e Turismo con delega alle Pari opportunità, e il presidente del Consiglio comunale Guido Portoghese.

“La festa della donna è importante, ma bisogna ricordare sempre le lotte e le conquiste delle donne e quelle che ancora dobbiamo ottenere”, racconta Carolina. “Il mio video si chiude con una immagine di maternità. È una dimensione che ho conosciuto solo di recente – sono diventata madre – e che rappresenta ancora una seria difficoltà per le donne che lavorano. Non è facile conciliare una vita lavorativa, specie da freelance, con un figlio. Si può fare, però quello è il momento in cui la donna ha bisogno di maggiore supporto, per essere in grado di gestire famiglia, lavoro, carriera e tutto il resto”.

Carolina è nata a Cagliari nel 1975. Figlia di padre sardo e madre danese, ha vissuto a lungo a Londra, dove si è affermata nel mondo della comunicazione lavorando come art director e regista nel campo della pubblicità, della musica e della televisione. Ha lavorato, tra gli altri, con Bbc, Fendi, Volkswagen, Mtv, Sony, Prada. Ad un certo punto ha sentito l’esigenza di tornare nell’Isola e lo ha fatto con un’idea e un progetto: quello di portare la sua esperienza di designer a contatto con il mondo dell’artigianato sardo. Mio Karo, il suo marchio, è nato così: da una continua ricerca sul campo, da contatti incessanti con artigiani a cui proporre progetti dal design più contemporaneo, in grado di prendere la tradizione e di rinnovarla sotto ogni punto di vista. Le artigiane e gli artigiani mettono a disposizione mani, tecniche, saper fare e conoscenza profonda dei materiali (ad esempio le lane). Carolina invece il design, cercando di combinare gusto personale, rispetto della tradizione e tendenze contemporanee, e soprattutto la capacità di vedere un progetto nel suo insieme, grazie all’esperienza nel campo della comunicazione pubblicitaria e del branding.

Nei suoi tappeti, arazzi e cuscini troviamo pattern geometrici e floreali ed elementi iconici della tradizione decorativa sarda, frutto di uno studio approfondito della storia artigianale dei singoli territori dove ha lavorato: Samugheo, Mogoro, Ulassai, Nule. Così come lo sono le tecniche, come la tessitura a grani, sos pibiones, e le materie scelte, pregiatissime, dalla lana di pecora al lino. Mio Karo ha diradato le sue uscite nell’ultimo periodo in attesa di un rilancio prossimo venturo. “Ho rallentato per due ragioni”, racconta la designer. “In primo luogo per la maternità: sono madre di un bambino piccolo e non potevo spostarmi con facilità in giro per i laboratori artigianali dell’Isola, come facevo prima. E poi perché sto lavorando a nuove collezioni e a nuove collaborazioni. Il mio impegno futuro sarà quello di avviare un progetto di design innovativo a lungo termine”.

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Carolina cerca di guardare oltre. Ama profondamente i manufatti tradizionali ma vede anche i limiti di certi approcci lavorativi. “Il lavoro del designer è quello di occuparsi di trend, che non significa seguire la moda, ma conoscere tendenze, direzioni e cambiamenti”, spiega. “Il tappeto ha bisogno di cambiare, di seguire la direzione del design. Non bisogna fare un progetto legato a preservare ciò che è antico, quanto piuttosto conservare il saper fare, le attività tradizionali, con uno sguardo nuovo. Bisogna pensare all’oggetto e al suo percorso. Il tappeto nasce in un laboratorio tessile ma poi dove va? Non possiamo pensare solo all’economia locale. In questo senso mi piacerebbe allargarmi e collaborare con altri designer, costruire una squadra impegnata nel progetto di rilancio della tessitura. E magari non fermarci solo a questo”.

Accanto al lavoro sul tessile Carolina porta avanti i suoi progetti nel campo dell’illustrazione e dell’animazione. Dagli spot per brand di cosmetici alle illustrazioni per alberghi internazionali, fino al design collezioni di sciarpe per catene di negozi americane e così via. E poi c’è il lavoro editoriale: nell’ultimo periodo ha pubblicato illustrazioni sul New York Times, Wall Street Journal, Time Out e disegnato due copertine per libri in uscita per la Penguin. Ma l’impegno sull’Isola rimane quello emotivamente più importante. “Il premio che ho ricevuto è un impegno a continuare a fare, a fare bene e soprattutto a fare in Sardegna”, ha detto. E alla domanda su quale sia la donna sarda che stima di più, ha risposto: “Rosanna Rossi, un’artista cagliaritana che per me è stata una fonte di grande ispirazione. La stimo moltissimo e ammiro molto il fatto che abbia fatto una carriera così lunga – è del ’37 – riuscendo a essere sempre impeccabile e all’avanguardia”.

Andrea Tramonte

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