Il reggae in sardo dei Train to Roots: ecco “Oi”, antirazzismo in campidanese

“Il colore del sangue è lo stesso, è rosso vivo”: la discriminazione nei confronti dei migranti è alla base di ‘Oi‘, l’ultimo singolo dei sassaresi Train to Roots. A poche settimane dall’uscita di ‘Domino’ il gruppo reggae sassarese torna alla lingua sarda e sceglie il campidanese grazie alla voce di Bujumannu, originario di Serramanna, autore del brano assieme al tastierista Papa’Ntò. “Mi è capitato di conoscere rifugiati e parlare con loro, ascoltarli e conoscerne le storie, disperate e piene di dolore – spiega il cantante dei Train to Roots, che nei mesi scorsi si sono separati dall’altra voce Rootsman I -. Ogni essere umano ha il diritto di vivere in pace e in armonia e di non sentirsi solo e abbandonato, sono diritti che non hanno e non dovrebbero avere un colore. Abbiamo tutti lo stesso sangue, che è di un colore rosso vivo e abbiamo tutti il dovere di aprire il cuore di fronte a un persona sola, disperata, che sogna la pace e di vivere una vita dignitosa”. Il secondo singolo del gruppo che, partendo da Sassari nel 2004, è arrivato a calcare i principali palchi del mondo in cui si celebra la musica in levare è l’antipasto del settimo album che vedrà la luce dopo l’estate. Il ritorno alla limba e alle sonorità roots reggae più classiche segnano, di fatto, il fischio d’inizio della stagione estiva in Sardegna.

Ecco la traduzione del testo di ‘Oi‘ e il video pubblicato oggi sul web.

Oggi il tempo sembra non passare più.
Guardo dalla finestra e trovo ispirazione.
Ora esco, vado un po’ in campagna e sopra Monti Nou vedo un ragazzo che di sicuro arriva da una terra lontana.
Io gli ho sorrido, ma lui ha pianto e ancora mi stupisco.
A me non hanno mai chiuso le porte e lui mi raccontò che la sua vita è piena di disperazione.
Il colore del sangue è lo stesso, è rosso vivo e sento la sua sofferenza come se fosse mio fratello.
Il colore del sangue è lo stesso, è rosso vivo e sento la sua sofferenza come se fosse mio fratello.
Tu, che hai la colpa di giudicarlo, dovresti cercare dentro di te le tue colpe perché la colpa è nostra e di chi insieme abbiamo mandato a governare.
Noi siamo nati tutti per vivere a pieno questa vita, seguendo un sogno, senza colpe e vivendo tutti in pace.
Ora siamo insieme affacciati alla finestra, puoi sorridere perché non sei più solo.
Il colore del sangue è lo stesso, è rosso vivo e sento la sua sofferenza come se fosse mio fratello”.

M.Z.

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