Due giorni con “Le Isole del cinema”, appunti per un viaggio nel Mediterraneo

Le “Isole del Cinema” approdano a Cagliari per concludere, nella maniera migliore, la stagione dei quattro Festival (“La Valigia dell’Attore” a La Maddalena, “Una notte in Italia” a Tavolara, “Pensieri e Parole” a L’Asinara, “Creuza de ma’” a Carloforte), che, durante l’estate, hanno animato di film e iniziative cinematografiche le isole minori della Sardegna. Finisce anche l’attività biennale rientrante nel progetto ”La Sardegna cresce con l’Europa”, cofinanziato dall’Unione Europea mediante il FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), il quale ha permesso ai quattro Festival programmi di ampio respiro, con ospiti, workshop ed eventi veramente rilevanti, i quali hanno richiamato un vasto pubblico e un’eco mediatica anche nazionale.

Cosa succederà domani, senza questo notevole supporto economico? Il futuro, da questo punto di vista, è abbastanza nebuloso. Certo, come ha affermato, ancora una volta, alla conferenza stampa precedente l’inizio della manifestazione cagliaritana, il sindaco de La Maddalena Angelo Comiti (capofila del progetto), è necessario “cercare altre risorse sempre nel campo europeo” e tentare di proseguire una sinergia tra le “Isole del cinema”, seppure rispettando la loro specifica indipendenza. Però, non essendo presente alla conferenza nessun riferimento istituzionale della Regione, è problematico immaginare come riusciranno a modellarsi, il prossimo anno, i quattro Festival, diventati da tempo, un fiore all’occhiello per la divulgazione cinematografica e culturale in Sardegna.

In questo momento, sembra che il pessimismo sia ancora “ben temperato” e i direttori artistici dei Festival, per questo evento cagliaritano, hanno tentato di “trasferire” il modus operandi e l’entusiasmo tipici delle loro manifestazioni. Giovanna Gravina (“La Valigia dell’Attore”), Gianfranco Cabiddu (“Creuza de ma’”) Sante Maurizi (“Pensieri e Parole”), Piera Detassis e Marco Navone (“Una notte in Italia”), hanno pensato, per questo particolare appuntamento a un programma non esclusivamente di promozione, ma sopratutto “vivo”, dove tanti ospiti importanti animeranno workshop, proiezioni, presentazioni editoriali, una manifestazione aperta gratuitamente al pubblico (si svolgerà al “Cineworld” di Cagliari tra il 25 e il 26 ottobre), che chiamare “appendice festivaliera” è veramente riduttivo. Gli appuntamenti sono scanditi sulle specificità dei Festival: la musica per “Creuza de ma’”, l’arte della recitazione per “La valigia dell’attore”, la sceneggiatura per “Pensieri e Parole”, la regia per “Una notte in Italia”.

Il primo approfondimento è stato, nella sera del 25, dedicato al rapporto tra film e musica. Gianfranco Cabiddu, Luca Bandirali e il maestro Franco Piersanti hanno focalizzato quello che quest’ultimo ha definito  il “misterioso rapporto” tra il regista e l’autore della colonna sonora. Bandirali (docente universitario e critico cinematografico) ha sottolineato la novità dell’opera di Piersanti, all’interno di un cambiamento fondamentale per la musica nel cinema  avvenuto dagli anni settanta in poi: dal prevalere della “tematicità” e della melodia al minimalismo e all’astrazione. Il musicista, caro a Moretti e Amelio, ha raccontato i suoi esordi quasi casuali in “Io sono un autarchico” (1976) di Nanni Moretti, la sua iniziale perplessità, nonostante la collaborazione con Nino Rota, sul mestiere di autore di colonne sonore (“mi sorprendo sempre a pensare che un film debba essere commentato dalla musica”), le sue scelte stilistiche, il rapporto con i registi. Tra questi, pure Gianfranco Cabiddu; insieme hanno ricordato come è nata la colonna sonora per “Il figlio di Bakunin” (1997), e anche il lavoro con Bertolucci, con cui Piersanti ha collaborato per il recente, bellissimo “Io e te”, dove le sue note hanno dovuto convivere con le canzoni pop predilette dal giovane protagonista, “oggetti” (definizione del prof. Bandirali) inseriti nella colonna sonora, scelti personalmente dal regista, per definire meglio il personaggio.

Il secondo appuntamento della serata è stato dedicato al mestiere dell’interprete nel cinema. Giovanna Gravina, che da un decennio dirige a La Maddalena “La valigia dell’attore”, Festival dedicato al padre Gian Maria Volontè, ha messo in evidenza come, da qualche anno, la manifestazione si sia arricchita, grazie anche alla collaborazione dell’Università di Roma, di una sezione riguardante la Formazione, elemento fondamentale rivolto soprattutto alle giovani generazioni di interpreti. La Gravina ha, poi, presentato un filmato affascinante, una summa del senso del festival maddalenino e degli eventi e delle attività che vi si svolgono con una forte partecipazione di spettatori. Il video comprendeva un piccolo gioiello: un esemplare corto girato da Ettore Scola, ancora inedito per problemi di diritti. Il grande regista, in un bianco e nero iniziale onirico, trasformatosi in colore per la  piccola parte ambientata nella contemporaneità, ci mostra, attraverso gli occhi di due bambini, così diversi e così lontani nel tempo tra loro, con una metafora chiara, l’effetto salvifico del cinema: i film non sono solo industria, commercio, non hanno solo la dimensione dolceamara dei sogni, ma fanno parte della cultura di un popolo, e di questa cultura che si ha bisogno per crescere, cambiare, sopravvivere, resistere.

Elisabetta Randaccio

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