Covid-19, gli appelli di Fresu e Angeli: “Tutelare i lavoratori dello spettacolo”

A porre il problema per primo e pubblicamente è stato Tiziano Ferro, ospite da Fabio Fazio a Che tempo che fa: c’è un settore – quello dello spettacolo – che rischia di essere falcidiato dall’incertezza generata dall’emergenza coronavirus. Sono centinaia i concerti rimandati in autunno, nella speranza (illusoria?) che nel frattempo la situazione possa tornare a una qualche forma di normalità, mentre numerose date estive sono ancora lì, ferme, in attesa di capire cosa succederà dopo il 4 maggio. Per aver chiesto chiarezza al Governo – specie a tutela di chi ha comprato i biglietti dei concerti e soprattuto per i “lavoratori più fragili” – il cantante si è beccato una marea di insulti sui social. Come se il mondo dello spettacolo – e nello specifico della musica dal vivo – fosse giusto un lusso e un diversivo per tempi meno cupi di questi e non un’industria che riguarda decine di migliaia di lavoratori, spesso precari: se non ci sono concerti e spettacoli dal vivo questi lavoratori non guadagnano. Esattamente come migliaia di altri lavoratori impegnati in altri settori.

Il tema è stato rilanciato anche nell’Isola dal jazzista Paolo Fresu. “È indubbio che si stia parlando pochissimo delle criticità del mondo della cultura e dello spettacolo – ha scritto il trombettista di Berchidda in un lungo post su Facebook -. La nostra è la prima industria a essersi fermata e sarà l’ultima a ripartire lasciando sul campo di battaglia molti cadaveri, e rischiando di annientare una categoria che consta di mezzo milione di lavoratori per i quali ad ora sono state individuate pochissime e insufficienti linee di aiuto governative. Eppure la cultura è nelle nostre vite più di prima. È attraverso la musica che troviamo un sorriso e una emozione per affrontare le lunghe giornate reclusi nelle nostre case. È la musica a essere scesa per prima in campo per la solidarietà e per riempire il tanto tempo libero. È attraverso l’arte che l’industria turistica e culturale potranno rialzarsi contribuendo alla rinascita”.

Fresu ha proseguito spiegando che il mondo dello spettacolo non è composto solo da artisti ricchi e famosi. Anzi. È un mondo dove i Tiziano Ferro non sono che la punta dell’iceberg e sono migliaia gli artisti che guadagnano stipendi normali solo in base a quante date riescono a tirare su, migliaia i fonici, gli addetti al palco, i promoter e decine di altre figure che, se lo spettacolo si ferma, non hanno risorse per mantenersi. “Bisognerebbe spiegare ancora una volta – prosegue Fresu – che dietro un artista che sta su un palco c’è un esercito di professionisti che lavorano come qualsiasi dipendente o impiegato, ma senza avere gli stessi diritti. E se l’artista si arresta si ferma chi è dietro di lui e chi vive, come tutti, di uno stipendio che contribuisce allo Stato sociale senza avere niente in cambio. Bisognerebbe spiegare che la musica costa e che dietro a questa c’è una filiera che investe e che oggi non ha nessun ritorno, in un mercato fermo al tempo del covid-19. Bisognerebbe spiegare che la macchina dello spettacolo non è fatta solo di artisti e di prime donne ma anche di tecnici del suono, architetti delle luci, roadie, macchinisti, montatori, autisti, direttori di fotografia, scenografi, assistenti, uffici stampa. E poi scrittori, sceneggiatori, registi, coreografi, insegnanti, agenti, fotografi, studi di registrazione, discografici, grafici, stampatori, direttori di festival, club, associazioni, negozi, piattaforme digitali…”. Per concludere: “Arte e cultura sono sinonimo di speranza, e questa andrebbe concessa a tutti”.

Sul tema delle difficoltà che dovranno affrontare i musicisti nei prossimi mesi è intervenuto anche Paolo Angeli, compositore e chitarrista di Palau da anni di stanza a Barcellona (leggi la nostra intervista). Il musicista ha pubblicato un video su Facebook per sensibilizzare il suo pubblico su un tema cruciale: la musica è un lavoro. “Sto facendo questo post per i numerosi validissimi musicisti che stanno iniziando e hanno questa spada di Damocle sulla loro testa. In questo lavoro non c’è nessun tipo di protezione”. Questo vuol dire che se non ci sarà modo di fare spettacoli dal vivo nei prossimi mesi, numerose persone rimarranno senza una fonte di reddito e senza alcuna tutela da parte dello Stato. “In Francia esiste una legge che regolamenta questa professione – ricorda Angeli -: se un artista rimane a casa senza poter fare concerti lo Stato lo aiuta”. Poi il musicista prova a riflettere su come ripartire. “Una soluzione pratica potrebbe essere quella di ripartire con il chilometro zero. Lavorare coi musicisti della scena locale e soprattutto differenziare quelli che sono i grandi eventi spettacolari di ambito pop rock dalle dimensioni che riguardano anche i piccoli concerti. Così si potrebbe ripartire da piccoli club, diminuendo l’affluenza del pubblico e moltiplicando il numero dei set, con più repliche dello stesso concerto”. Ipotesi su cui sarà necessario discutere quanto prima, ma su un punto il musicista è chiaro e si rivolge direttamente al suo pubblico: “Così come ci sono gli striscioni di supporto e appoggio alla lotta dei pastori, in questo momento appoggiate anche la musica. Io sono sicuro che ripartiremo alla grande, perché la musica è fondamentale nella vita degli esseri umani. Ma non è un regalo. La musica è un lavoro”.

 

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