Voyager, in tv i misteri sardi. Mont’e Prama come la Cina, ironia sul web

Cosa hanno in comune i menhir di Goni con le pietre di Stonehenge? Il triangolo delle Bermuda con le acque di Tavolara? Assolutamente niente. Eppure Roberto Giacobbo, autore e conduttore del programma televisivo Voyager, è riuscito a mescolare tutto in un grande calderone che aveva come tema proprio la Sardegna.

La puntata del programma, andata ieri in prima serata su Rai 2, ha incollato davanti allo schermo migliaia di isolani curiosi di ascoltare il racconto di Giacobbo sull’isola e pronti a commentare sui social network. Polemiche, commenti e soprattutto tanta ironia sulla Sardegna mostrata da Voyager, che la rete ha da tempo ribattezzato ‘Kazzenger’ citando la parodia del comico Maurizio Crozza.

Eccola, la puntata tutta sarda: le pietre fitte prenuragiche accostate a quelle inglesi, il mistero delle Bermuda con alcuni naufragi nell’isola, l’altare preistorico di Monte D’Accoddi in parallelo con le ziqqurat mesopotamiche, l’anfiteatro cagliaritano con il Colosseo romano, e via di paragoni fantasiosi e inverosimili. Immancabili, come era prevedibile, i Giganti di Monte Prama: “Nel marzo 1974 un contadino sardo arava su questi campi e scoprì le statue nuragiche, nello stesso momento un contadino cinese scopriva l’esercito di terracotta messo in piedi per custodire il sonno eterno del primo imperatore cinese”. Cinque secoli separano le statue nuragiche da quelle cinesi eppure Giacobbo le presenta insieme come fossero parte di un unico grande mistero preistorico. E la connessione? Non esiste, se non i due contadini che lavoravano la terra nello stesso momento ma a chilometri di distanza.

Così come non esiste connessione tra i naufragi del ‘Triangolo delle Bermuda’ con alcuni relitti trovati sul fondo delle acque galluresi, e non esiste neppure tra le pietre fitte di Goni (confuse con quelle di Sorgono) con quelle di Stonehenge. E le misteriose capre di Tavolara dai denti d’oro? Gli uomini danzanti dipinti nelle grotte? Le mappe stellari scolpite nelle pietre?

Questi e altri racconti hanno divertito (o indignato) molti sardi che postavano commenti o tweet mentre la puntata andava in onda. Tra questi Marcello Madau, archeologo, ha scritto una riflessione sull’utilità di questa televisione: “Qualcuno sostiene che in ogni caso è pubblicità alla Sardegna e che ‘pecunia non olet’; quella raccontata da Giacobbo, ovvero da un servizio pubblico che paghiamo, è una nuova storia italiana (alla quale partecipiamo, nuovamente, come stranezze) e che dovrebbe veicolare in divulgazione i dati condivisi e acquisiti scientificamente. Non è la nostra storia. In un servizio pubblico si presenta una sintesi dei dati condivisi dalla comunità scientifica, non la fuffa commerciale delle energie magnetiche delle tombe di giganti, tsunami e monte d’akkoddi che influenza le ziqqurat dei Sumeri, di Goni messo al centro della Sardegna parlando di Sorgono, di onde immense che avrebbero ricoperto nuraghi nel 1200 a.C. sotto il fango (non documentato stratigraficamente da nessun monumento: ditemene uno!!). La formazione e l’impegno professionale di decenni degli archeologi, delle guide e dei gruppi di gestione, che lavorano comunicando ai visitatori e persone interessate i dati correttamente e scientificamente acquisiti, ora dovrà aver a che fare con una ‘formazione’ mediatica della gente avvenuta in trasmissioni (e riviste e libri e blog) come questa da correggere e controbattere. Un lavoro supplementare non facile, da fare, magari con polemiche…. Andrebbero chiesti alla RAI gli straordinari”.

Sul parallelo tra le sculture nuragiche di Mont’e Prama e l’esercito di terracotta qualcuno ha già provveduto a creare  un’immagine esplicativa: uno dei Giganti in parata mezzo ai soldati cinesi.

(Immagine di Emiliano Cocco)

Francesca Mulas

 

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