Ucciso dalla cartella esattoriale. Il parroco: “E poi si scopre che il debito non c’era”

Gonario Piroddi si è ucciso perché oppresso da un debito con Equitalia. Giunta poche settimane fa, la notifica della contestazione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di una vita distrutta dalla crisi dell’edilizia. Una contestazione per una cifra non alta, un debito che forse in altri tempi sarebbe stata liquidato come una scocciatura, è bastata a scatenare il panico e a determinare la decisione di farla finita per sempre. Tra l’altro – questo si diceva ieri a margine del funerale – per un debito forse nemmeno dovuto.

Si è parlato molto di tasse, di esazioni, di cartelle esattoriali durante l’estremo saluto a Gonario Piroddi, celebrato ieri a Orotelli, nella chiesa di San Giovanni Battista, dal parroco Franco Pala e dal suo predecessore don Ruggero Bettarelli. Il quale dall’altare – di fronte alla moglie e ai tre figli dell’imprenditore suicida – ha lanciato un appello accorato alla difesa della vita e della speranza: “Non è possibile che una cartelle di Equitalia possa valere più della vita di un uomo”.

Don Ruggero Bettarelli – che è stato a Orotelli fino a pochi mesi fa e che attualmente svolge la sua missione a Galtellì – prima dell’inizio della celebrazione ha raccontato di aver raccolto, lunedì scorso, lo sfogo di Piroddi che si era recato a fargli visita assieme alla moglie Francesca Murru (che è la presidenza della locale azione cattolica).  L’ha fatto rivolgendosi allo stesso Piroddi, in una sorta di commiato postumo: “Ciao Gonario, sono venuto per restituirti la visita che mi hai fatto lunedì a Galtellì. Sei venuto con Francesca e mi hai accennato ai tuoi problemi, avevi gli occhi lucidi e forse io non ti ho capito fino in fondo. Mi hai detto che avevi un debito. Io ho cercato di ridimensionare. Non ti ho capito e per questo ti chiedo perdono. Ma il tuo problema era un debito, che poi magari si scopre che non era da pagare”.

Era questa la convinzione dei molti dei compaesani. Che quel debito non fosse solo di entità non eccessiva, di dimensioni ‘affrontabili’, ma che esistessero i margini per metterlo in discussione, opporvisi. Voci e ipotesi che correvano tra le centinaia di persone presenti nella chiesa e anche nel piazzale antistante, tutto il paese, in pratica.

Un paese sotto shock davanti a una giovane famiglia distrutta dalla crisi. Davanti alla vedova e ai tre figli di Gonario Piroddi – ragazzi di 8, 12 e 15 anni – e agli anziani genitori. “La fede ci aiuterà a capire e ad andare avanti”, ha detto il parroco. In effetti è proprio questo il punto: la difficoltà di capire a causa della spaventosa sproporzione tra il gesto definitivo e una cartella esattoriale. Ha citato papa Francesco, il parroco: “Non fatevi rubare la speranza”, ha detto ai fedeli. Certo, ma di questi tempi non sempre è facile senza un aiuto nel momento del bisogno. Anche le istituzioni devono fare la loro parte. Ma prima che le tragedie arrivino a compiersi.

Maria Giovanna Fossati

 

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