Uccisero il 18enne Manuel Careddu: confermate le condanne a 16 anni

Confermata la condanna a 16 anni di carcere nei confronti dei due giovanissimi, lei 18enne lui 19enne (minorenni all’epoca dei fatti), sotto processo a Cagliari per l’omicidio di Manuel Careddu. La sezione per i minori della Corte d’appello, presieduta da Giovanna Osana, ha accolto le richieste della pg Liliana Ledda, mentre i difensori hanno già annunciato ricorso per Cassazione. C’è voluta meno di un’ora di camera di consiglio, in un palazzo di giustizia deserto per le prescrizioni anti coronavirus, per pronunciare la sentenza. In aula era presente solo il 19enne. La ragazza più giovane, invece, è rimasta nel carcere minorile di Roma dove ha già incominciato il percorso di rieducazione. I difensori Giancarlo Frongia e Gianfranco Siuni avevano chiesto di far cadere la premeditazione, ma i giudici hanno confermato per intero l’impianto accusatorio. “Ritengo già pochi i 16 anni, ma che almeno questi vengano confermati”, aveva detto Fabiola Balardi, la mamma di Manuel.

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Era l’11 settembre del 2018 quando Manuel venne ucciso a colpi di piccozza e badile, il suo cadavere venne nascosto in una buca nelle campagne di Ghilarza, vicino al lago Omodeo, e fu ritrovato un mese più tardi. Un’esecuzione barbara che portò all’arresto dei ventenni di Ghilarza, Christian Fodde, Matteo Satta e Riccardo Carta, e dei due minorenni la cui condanna è stata confermata oggi: un altro ragazzo di Ghilarza e una giovane originaria di Macomer e residente ad Abbasanta.

Il 4 luglio del 2019 arrivò la sentenza di primo grado per i due minorenni: davanti a una richiesta di 18 anni era arrivata una condanna a sedici anni. Confermata oggi.  Pochi giorni dopo arrivarono le condanne per i tre ventenni: ergastolo per Christian Fodde, 30 anni per Riccardo Carta, 16 anni e 8 mesi per Matteo Satta.

“Ci speravo che la sentenza venisse confermata, ma ero un po’ in ansia. Ora sono soddisfatta, ma sono sicura che questi ragazzi non abbiano detto tutta la verità”. Fabiola Baraldi, la mamma di Manuel Careddu, commenta così al telefono con l’Ansa la decisione della sezione minorile della Corte d’Appello di Cagliari. “Di bugie questi ragazzi ne hanno dette tante – prosegue la donna – Secondo me tutta la verità non è stata detta perché non posso credere che mio figlio sia stato ucciso per un debito di 400 euro. Non so cosa sia stato detto a Christian Fodde per fargli entrare così il demone dentro”.

Il riferimento è al giovane, fidanzato con la minore, che in primo grado è stato condannato all’ergastolo come esecutore materiale del delitto. Soddisfazione è stata espressa anche dagli avvocati Lucano Rubattu e Gianfranco Piscitelli che assistono i genitori del giovane ucciso. “Prendo atto con soddisfazione che anche i giudici del secondo grado hanno confermato la robustezza delle prove di colpevolezza – osserva Rubattu – Così hanno travolto le bugie offerte dagli imputati come tesi alternative”.

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