Terza dose di vaccino anche nell’Isola: prime iniezioni a 25mila pazienti fragili

In Sardegna bisognerà attendere qualche giorno per l’avvio della terza dose di vaccino anti Covid. Nell’isola sono circa 20-25mila gli immunodepressi che saranno coinvolti in questa prima fase che prevede l’inoculazione della dose addizionale con i sieri Pfizer o Moderna.

In queste ore l’assessorato regionale della Sanità sta definendo le linee guida per organizzare al meglio questa fase che interesserà più che altro le Aou di Cagliari e Sassari e l’Arnas Brotzu che in massima parte hanno in carico questi pazienti fragili, ma anche l’Ats che si dice pronta a partire anche su questo fronte.

Ora la Sardegna ha raggiunto quota 1.109.435 di persone che hanno completato il ciclo vaccinale (1.065.428 con doppia dose e 44.007 monodose), pari al 69,4 per cento della popolazione complessiva (circa 1,6 milioni) e all’86,8 per cento dell’obiettivo di copertura vaccinale over 12. Complessivamente le somministrazioni arrivano, invece, a 2.289.017 dall’inizio della campagna, ossia l’89 per cento delle 2.571.988 consegnate dalla struttura commissariale.

Le categorie di pazienti immunodepressi per i quali servirà la terza dose sono: trapiantati d’organo o di cellule staminali emopoietica entro 2 anni, persone in terapia immunosoppressiva per scongiurare il rigetto dell’organo trapianto, coloro in attesa di trapianto o che hanno patologie oncologiche con farmaco immunosoppressivo o mielo-soppressivi, immunodeficienza soppressive e immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico, persone in dialisi e insufficienza renale grave, i malati di Aids.

“Stiamo parlando di persone con deficit immunitario per i quali occorre portare il livello di risposta del vaccino a quello pari delle altre persone – spiega il responsabile dell’Area di epidemiologia e profilassi-vaccino profilassi dell’Ats-Assl di Cagliari, Gabriele Mereu – quanto inciderà questo sulla capacità di protezione alla variante Delta lo sapremo col tempo, sicuramente una protezione in più ci sarà anche se – ricorda – la protezione non è legata solo agli anticorpi in circolo ma anche alla memoria immunologica”.

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