ARCHIVIO. Blitz anti-terrorismo islamico: 18 arresti, 3 a Olbia. Nel mirino anche il Vaticano

Dei 18 arrestati nel blitz della Polizia contro il terrorismo islamico con sede anche in Sardegna, ci sono tre pakistani di Olbia. Sarebbero presunti fiancheggiatori di Al Qaeda, tre persone accusate di essere fedeli della causa della lotta santa contro l’Occidente che facevano la spola tra Olbia e Islamabad, passando per Roma. E’ scattata oggi all’alba a Olbia l’operazione congiunta coordinata dalla Procura distrettuale di Cagliari e dalla Questura di Sassari, con il coinvolgimento della Digos e della Squadra Mobile della polizia. Questa mattina è stato prelevato dalla sua abitazione di Olbia un imprenditore edile pachistano, del quale non si conoscono ancora le generalità, che sarebbe stato il capo di una cellula terroristica affiliata ad Al Qaeda in Pachistan. Gli investigatori della Digos, della Scientifica e gli uomini della Mobile si sono poi spostati all’interno del negozio Mondo Bazar, al civico 3B di via Acquedotto a Olbia, dove hanno proceduto all’arresto di uno dei titolari, anche lui di nazionalità pachistana. Il suo nome potrebbe essere Imtaz, ma al momento non ci sono conferme da parte degli inquirenti.

Dalle conversazioni intercettate è emersa la presenza in Italia di un kamikaze e l’ ipotesi che si progettasse un attentato in Vaticano. Lo hanno riferito gli inquirenti nel corso della conferenza stampa in procura a Cagliari. Secondo quanto reso noto dal procuratore Mauro Mura, l’ipotesi di progetto di attentato in Vaticano risalirebbe al marzo del 2010, durante la permanenza in Italia del kamikaze pakistano.

LE FOTO

Il terzo presunto fiancheggiatore prelevato da un appartamento di via Tavolara

Il terzo presunto fiancheggiatore, il cui nome sarebbe Khan Sultan Wali, è stato prelevato da un appartamento di via Tavolara, sempre a Olbia, dove abitava e che si trova nella palazzina che ospita anche il bazar di proprietà della famiglia e che vende abbigliamento femminile. “Lo hanno portato via da casa alle 8 di questa mattina – racconta il fratello Iraman Fasal – doveva partire per Roma per andare a prendere dei capi di abbigliamento per il negozio. Lui non ha fatto niente, la settimana prossima sarebbero arrivati dal Pakistan anche la moglie e i figli”. La famiglia gestisce negozi di abbigliamento da 20 anni a Olbia e proviene da Islamabad, la capitale del Pakistan. Nel 2009 una bomba gli aveva distrutto un negozio in via San Simplicio. In quella circostanza Sultan Khan Wali dichiarava: “Non ho mai litigato con nessuno in città, vivo a Olbia da 14 anni. Sono un residente, un cittadino a tutti gli effetti. Pago le tasse e rispetto le leggi. Solo per miracolo l’attentato non è finito in tragedia. Fino al 22 agosto un mio dipendente restava dentro il negozio per tutta la notte. Mi sentivo minacciato. Poi con l’inizio del Ramadan l’ho lasciato libero di andare a casa sua». La famiglia lo difende. “La polizia è entrata dentro casa ma non ha trovato nulla – racconta il fratello – mio padre commercia abbigliamento da 50 anni, noi non abbiamo fatto mai nulla. Terrorista? Non è possibile”.

Caccia a mail e messaggi sospetti in un computer

All’interno del negozio Mondo Bazar di via Acquedotto, gli agenti della Digos e la polizia Scientifica hanno compiuto delle verifiche su un computer sospetto, dal quale potrebbero essere partite mail contenenti messaggi sensibili ai fini delle indagini. Il titolare del negozio, che era subentrato qualche anno fa a un iraniano che vendeva tappeti e aveva ceduto l’attività, spesso partiva per Roma e almeno due volte all’anno si recava in Pakistan. Secondo le prime informazioni raccolte gestiva il Mondo Bazar con il fratello, ma nel negozio lavoravano a turno diverse persone di nazionalità pakistana. L’uomo pare fosse in Italia da almeno 15 anni e a Olbia da 6 anni, dove gestiva alcune attività commerciali prima di aprire il bazar di via Acquedotto. Il negozio vendeva prodotti per la casa, ma anche schede telefoniche e riforniva anche la folta comunità pachistana che ormai si è trasferita nel centro di Olbia, dove gestisce varie attività tra cui kebab, negozi di abbigliamento e alimentari. E proprio in un negozio di alimentari voleva trasformare la sua attività l’uomo arrestato.
La testimonianza: “Nessun sospetto, ma tutti ci chiedevamo come facessero a tirare avanti”

Che il Mondo Bazar, uno dei tanti negozietti di pachistani del centro di Olbia potesse essere addirittura la base operativa di una cellula terroristica, nessuno poteva immaginarlo. “Era gente abbastanza tranquilla, avevano aperto qui da poco – racconta Agostino Deiana, titolare di uno storico negozio di accessori per la casa in via Acquedotto, davanti al negozio del pakistano finito in manette – erano miei concorrenti ma alla fine vendevano poche cose. Volevano aprire un negozio di alimentari, qualche volta anch’io entravo per comprare un detersivo. Lui lo vedevo spesso, poi ogni tanto partiva e arrivavano altre persone. Il negozio apriva quando voleva, non aveva gli stessi orari. Spesso era aperto la domenica, però”.

Giandomenico Mele

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share