Terrorismo islamico: 18 arresti. Attentati in Pakistan e contro il Papa

Dall’alba di questa mattina è in atto un blitz antiterrorismo islamico in tutta la Sardegna. L’indagine della procura distrettuale di Cagliari coordinata dal Servizio operativo antiterrorismo e che ha coinvolto le Digos di 7 province ha portato all’emissione di 18 ordinanze di custodia cautelare. I destinatari sono sospettati di essere in contatto con organizzazioni vicine ad Al Qaeda, di propagandare la Jihad e di aver progettato attentati sanguinari e sabotaggi all’estero, in particolare in Pakistan. Dove gli attentati puntavano a “intimidire la popolazione locale e costringere il governo a rinunciare al contrasto alle milizie talebane e al sostegno delle forze militari americane in Afghanistan”. Il gruppo aveva a disposizione armi in abbondanza e, soprattutto, numerosi fedeli disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia.

Due i filoni principali: uno quello del terrorismo e degli attentati (uno addirittura contro il Papa); il secondo, strettamente intrecciato, quello di supporto logistico all’immigrazione illegale, probabilmente per recuperare risorse da reinvestire nella lotta armata. La base sarebbe stata coordinata dalla Gallura.

Il coordinatore dalla Gallura. A tenere i fili della rete nell’Isola un imprenditore pakistano, con sede a Olbia, e attivo nel Nord Sardegna. In mattinata sono in corso le perquisizioni. Nella foto, l’arresto. 

LE FOTO

L’attentato a Peshawar. Tra gli arrestati  oggi  ci sono anche alcuni dei presunti autori della strage al mercato di Peshawar, nel nord ovest del Paese, al confine con l’Afghanistan. avvenuta nell’ottobre del 2009. Un’auto bomba piazzata in uno dei più importanti bazar della città all’ora di punta fece una strage: oltre cento i morti, soprattutto donne, decine i feriti. L’esplosione avvenne durante il passaggio di un autobus.

Bin Laden.  Secondo quanto emerge dalle prime informazioni, secondo gli investigatori due degli appartenenti al network terroristico di matrice islamica scoperto dalla Polizia facevano parte dell’organizzazione di fiancheggiatori che in Pakistan proteggeva lo sceicco Osama Bin Laden. E’ quanto emerge dalle intercettazioni dell’indagine della Digos di Sassari.

Traffico di migranti. L’attività della rete probabilmente come supporto economico. Pakistani e afghani venivano introdotti illegalmente in Italia per poi proseguire il loro viaggio verso il nord Europa. L’ingresso in Italia avveniva attraverso imprenditori compiacenti che fornivano falsi contratti di lavoro. In altri casi l’organizzazione forniva documenti falsi da cui i migranti risultavano vittime di persecuzioni etniche o religiose. Il network forniva anche supporto logistico e finanziario ai migranti, assicurando loro patrocinio presso gli uffici immigrazione e istruzioni sulle dichiarazioni da rendere per ottenere l’asilo politico, apparecchi telefonici e sim.

La raccolta dei fondi. L’imam del Nord Italia. Un imam e formatore coranico che operava tra Brescia e Bergamo era l’esponente dell’ organizzazione fondamentalista addetto alla raccolta dei fondi da destinare per attentati terroristici in Pakistan. L’uomo, un dirigente del movimento pietistico Tablig Eddawa (Società della Propaganda) stimolava le donazioni presso le comunità pakistano-afghane radicate nel territorio italiano. I fondi raccolti venivano poi inviati in Pakistan mediante membri dell’organizzazione. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Fiumicino. Il denaro recuperato dall’Imam del movimento pietistico  veniva trasferito o tramite i membri dell’organizzazione che viaggiavano appunto su comuni voli oppure in maniera occulta con il sistema cosiddetto “hawala“. Si tratta di un meccanismo di trasferimento valutario e occulto, basato sul legame fiduciario diffuso nelle comunità islamiche europee. Tale sistema consente di trasferire una somma di denaro all’estero consegnandola ad un terminale presente nello Stato estero, detto “hawaladar”, che fornisce un codice identificativo segreto. I beneficiari della rimessa, tramite tale codice, possono prelevare la somma presso l'”hawaladar” della sede di destinazione.

Il carcere di Macomer. In altre occasioni si è parlato di un legame tra il terrorismo islamico e la Sardegna. Nel carcere di Macomer, ora chiuso, negli anni scorsi c’era la sezione speciale in cui erano detenuti  esponenti vicini ad Al Qaeda, già condannati per reati di terrorismo. Non solo, di recente era stato il giornalista di Mediaset, Toni Capuozzo, a ipotizzare un legame tra il recente attentato in Tunisia e un recluso in Sardegna.

Per le 12 è stata convocata una conferenza stampa alla Procura di Cagliari.

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