Strage di Tempio, il conflitto tra Gip e Procura sui “complici” di Angelo Frigeri

Ci sono due linee investigative sulla strage di Tempio Pausania. Una è quella della Procura della Repubblica, l’altra è quella sostenuta dal giudice per le indagini preliminari Marco Contu nell’ordinanza che – con molti distinguo – ha confermato la custodia in carcere di Angelo Frigeri. Il contrasto è sull’esistenza o meno di complici nell’esecuzione materiale del triplice omicidio.

Secondo il Gip Contu, Frigeri ha compiuto la strage “in concorso con persone ancora ignote”. Ha strangolato le vittime, ma ha anche consentito agli “autori materiali della strage” di entrare nell’appartamento. Infatti, sostiene il giudice, “Frigeri non può avere agito da solo, stante la complessità della dinamica dei tre omicidi”.

Diverso il parere della procura e dei carabinieri. Al momento, in effetti, non esiste alcun elemento – se non il ritenere astrattamente impossibile che una persona da sola possa aver compiuto una strage di quel genere– a conferma dell’esistenza di altre persone nella scena del delitto. Diverso è, ovviamente, sospettare che Frigeri abbia avuto dei mandati o degli ‘ispiratori‘.

L’ultimo elemento emerso (lo riporta l’Unione sarda oggi in edicola) è che Frigeri ebbe, nei giorni precedenti la strage, un intensissimo scambio di messaggi telefonici con Giulia Sanzani: oltre 500 sms. Perché questa insistenza? Non pare che la spiegazione vada ricercata nella relazione sentimentale che anni fa Frigeri avrebbe avuto con la moglie di Giovanni Azzena. Si tratterebbe infatti, ancora una volta, di questioni connesse ai piccoli affari che legavano l’assassino alle sue vittime.

Uno in particolare: la vendita – che Azzena avrebbe dovuto curare – della Golf Gti nera di Frigeri il quale, a quanto pare, contava molto sulla possibilità di ricavare una discreta somma. Invece l’auto – che in attesa della vendita veniva utilizzata da Giulia Sanzani – non ha mai trovato un acquirente. E’ stato questo a scatenare la follia omicida del killer? E’ una delle ipotesi al vaglio degli investigatori. I quali hanno acquisito una convinzione: che all’origine della lite degenerata in strage ci sia stato un contrasto molto modesto. Qualcosa di incommensurabilmente futile rispetto all’enormità e alla ferocia di quanto poi è avvenuto. Ed è anche questo un elemento a sostegno della tesi secondo cui Frigeri ha agito da solo.

Tuttavia ciò non esclude la presenza di comprimari. Frigeri nell’immediatezza del delitto ha fatto una telefonata e fino al momento dell’arresto ha continuato a intrattenere normali rapporti sociali in paese. A scatenare la sua follia è stata anche la pesante richiesta di restituire un debito che aveva a sua volta contratto con altri? Richiesta accompagnata magari dal suggerimento di farsi valere in tutti i modi con gli Azzena? E Frigeri ha prelevato dal negozio il”quaderno dei conti” degli Azzena di sua iniziativa o perché qualcuno gliel’aveva chiesto? E’ questa un’ipotesi che viene vagliata in una serie di interrogatori riservati delle persone con le quali Frigeri ha parlato, o che ha incontrato, dopo la strage.

C.M.

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