Scavi archeologici in Marina a Cagliari: riportati alla luce due scheletri

Gli scavi archeologici nella chiesa medievale di Santa Lucia, quartiere Marina a Cagliari, regalano altre sorprese: nel “cantiere più trasparente della città”, come è stato definito, si stanno riportando alla luce tasselli preziosi della città antica con le ultime due sepolture scavate ieri. Un lavoro minuzioso di archeologi, antropologi e architetti che dal 30 settembre scorso hanno ripreso le indagini sull’area del quartiere tra via Sardegna e via Napoli e che in questi giorni stanno evidenziando nuovi significativi aspetti della storia cagliaritana.

Di qualche giorno fa la scoperta di un muro intonacato, che apparteneva probabilmente alla fase medievale e più antica della chiesa, quella Santa Lucia di Bagnaria documentata sin dal 1119; in questi giorni inoltre si stanno portando alla luce i resti di alcuni defunti sepolti nell’area del presbiterio sotto l’altare, individui adulti, come conferma l’analisi dell’antropologa Patrizia Martella, di cui per ora non si sa nulla se non che vissero tra il 1600 e i primi dell’Ottocento. “Lo scavo delle sepolture è un’operazione che deve essere eseguita in modo delicato, minuzioso e rapido allo stesso tempo – sottolinea Daniela Musio, archeologa responsabile del cantiere insieme a Silvia Marini e Laura Soro – per ora abbiamo trovato solo le ossa di due individui che dovevano essere di sicuro personaggi di un certo rilievo, dato che sono stati sepolti in un punto centrale della chiesa, e non nelle cappelle private o negli ossari comuni come tutti gli altri”.

Lo studio di Santa Lucia, sotto la direzione scientifica di Donatella Mureddu della Soprintendenza Archeologica e Rossana Martorelli dell’Università di Cagliari, con la collaborazione dell’archeologo Fabio Pinna, eccezionalmente esce fuori dai corridoi accademici e raggiunge un pubblico di curiosi, turisti e cittadini grazie a un’intensa e curatissima campagna di informazione: pannelli a ridosso dell’area, un sito internet in costante aggiornamento con descrizioni, documenti e immagini e in ultimo una guida digitale di 7 minuti leggibile su smartphone con QR code, già cliccata da oltre tremila persone. “Il cantiere è aperto – ci spiega Marco Cadinu, architetto dell’Università di Cagliari, direttore dei lavori e ideatore del progetto – all’insegna della completa trasparenza: nessuna rete verde e nessuna staccionata di separazione. Il pubblico può seguire, studiare e fotografare gli scavi in massima sicurezza, e la trasmissione delle informazioni e la rielaborazione delle più complesse questioni disciplinari avviene anche con l’aiuto degli strumenti informatici. Cittadini, studenti, studiosi possono seguire le operazioni dal sito internet”. Un bell’esempio di comunicazione scientifica che arriva a tutti e non solo agli addetti ai lavori, raccontata in modo semplice e senza i filtri del linguaggio accademico.
“Il primo obiettivo del progetto su Santa Lucia – prosegue Cadinu – è raccontare la sua vicenda storica, lunga 900 anni ma forse ancorata alla città più antica. E aiutare i cittadini a riconoscersi nei propri luoghi”. Il progetto di studio, restauro e scavo di Santa Lucia vede lavorare insieme da otto anni le Soprintendenze per i Beni Archeologici e per i Beni Architettonici e le Facoltà di Architettura e Archeologia dell’Università di Cagliari, sostenute dall’impegno di don Mario Cugusi prima e don Marco Lai della Parrocchia di Sant’Eulalia, proprietaria dell’area, mentre sul campo i lavori sono portati avanti grazie anche alla partecipazione di studenti, tirocinanti, laureati in archeologia e architettura.

Un contributo sostanziale è arrivato dalla Fondazione Banco di Sardegna che ha messo a disposizione 50 mila euro per le nuove indagini, ma per terminare tutto il progetto di ricerca e restituire l’area ai cittadini ci vorranno nuove risorse: un invito alle amministrazioni perché si impegnino a restituire e rendere fruibile questo frammento di storia conservato per millenni nel cuore di Cagliari.

Francesca Mulas
(foto di Marco Cadinu)

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