Operaio ucciso nell’impianto di rifiuti, c’è il nome dell’indagato. Sotto sequestro 35 cellulari

Si chiama Fabiano Maria Saba l’operaio indagato per la morte di Antonio Masia, il collega trovato cadavere il 25 luglio nei capannoni della Gesam, la ditta di smaltimento rifiuti che si trova nella zona di Truncu Reale a Sassari. Secondo l’autopsia, Masia non è deceduto per cause naturali, come ipotizzato inizialmente, ma è stato ucciso da un mezzo meccanico. Saba è il principale sospettato. Le ipotesi di reato nei suoi confronti sono pesantissime: omicidio colposo, occulamento di cadavere, incendio doloso e inquinamento ambientale.

La Procura di Sassari ha fissato per il 26 settembre a Cagliari l’inizio delle operazioni peritali sui telefoni cellulari sequestrati ai 35 dipendenti della Gesam, perché in tanti non potevano non sapere. Dall’esame potrebbe infatti scaturire nuovi indagati. L’incarico di eseguire le verifiche è stato assegnato ai periti Giovanni Saba e Marco Partolino, entrambi del capoluogo. Un consulente di parte è stato nominato anche dall’avvocato Daniele Alicicco, che rappresenta la famiglia della vittima. Altri due periti, Giancarlo Rosa e Filippo Vignini, sono stati incaricati dalla Gesam, rappresentata dall’avvocato Nicola Lucchi. Pierfrancesco Cherchi, invece, è il legale che difende Saba e si è riservato di nominare un proprio esperto prima del 26 settembre.

Il corpo di Masia venne nascosto nei capannoni della Gesam e ritrovato a fine serata il 25 luglio, dopo che la moglie dell’operaio aveva sentito alcuni colleghi del marito preoccupata per il suo mancato ritorno. Inizialmente si pensò a un malore, ma per fare luce sulla vicenda la Procura di Sassari ha aperto un’inchiesta sfociata nell’iscrizione di un primo nome sul registro degli indagati. Il 6 agosto, subito dopo un sopralluogo nell’impianto Gesam degli ispettori della Squadra Mobile di Sassari, ci fa anche un incendio di natura dolosa che ha distrutto completamente la struttura.

Il rogo, secondo gli inquirenti, è legato alla morte di Masia: l’ipotesi è che le fiamme siano state appiccate per nascondere le prove dell’incidente mortale sul lavoro. I periti spulceranno i telefonini di tutti i dipendenti alla ricerca di messaggi, chiamate, video e foto che possano essere utili all’inchiesta. I controlli saranno estesi anche ad eventuali cloud (sistema che permette a uno stesso utente di avere gli stessi dati su più telefoni). Questo lavoro verrà svolto attraverso i controlli su server esterni.

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