Gli agenti della Squadra Mobile di Cagliari sono riusciti a identificare alcuni degli scafisti che trasportavano i migranti soccorsi dalla nave militare tedesca a largo delle coste libiche e che poi sono stati trasferiti in Sardegna. Quattro gli stranieri arrestati identificati tra gli 880 stranieri arrivati nel porto di Cagliari.
Uno dei quattro scafisti aveva già fatto cinque viaggi. Lo confermano le testimonianze raccolte dagli agenti della Squadra mobile, coordinati dal primo dirigente Luca Armeni, che per la quarta volta sono riusciti a identificare gli scafisti. In manette – sottoposti a fermo – sono finiti Noureddine Jaballah, 23 anni, tunisino, (al sesto viaggio come scafista), il connazionale Nurdin Jaballah, di 27 anni, il siriano Younnes Mahmoudy, di 26 anni, e il cittadino del Gambia Madi Fatty, di 19. Tutti sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I quattro non farebbero parte delle organizzazioni libiche che predispongono i viaggi della speranza concedendo agli scafisti il passaggio gratis, tutti gli altri migranti invece pagano 1.500 euro a testa. Ad inchiodare i quattro sono state le testimonianze di tre uomini e una donna raccolte direttamente al porto canale di Cagliari, mentre gli 880 migranti – tra cui 118 donne e 30 bambini – venivamo identificati e visitati in una tenda appositamente allestita in loco subito dopo lo sbarco. E’ qui che la polizia ha messo insieme i diversi racconti risalendo anche agli scafisti. “Siamo arrivati nel porto di Zuwara in Libia – ha raccontato uno dei testimoni – ci hanno imbarcato prima su una barca di legno lunga 12 metri, poi ci hanno spostato con un gommone su una spiaggia per poi trasferirci su uno più grande. Eravamo tantissimi, accalcati, per questo motivo non riesco a dire quanti eravamo”. Un altro parla dello scafista. “Nella barca c’era un tunisino e ad aiutarlo c’era un altro connazionale che teneva in mano un cellulare – ha detto il migrante – Noureddine ha dimostrato di conoscere bene le rotte perché aveva fatto in precedenza altri cinque viaggi. Poi sono sbarcati con noi mischiandosi agli altri profughi. Ci hanno detto di non parlare con nessuno delle modalità di viaggio”. Lo stesso scafista aveva tranquillizzato una donna prima di partire: “non ti preoccupare il viaggio andrà bene, l’ho già fatto altre volte”.