Processo a tre presunti terroristi siriani, il racconto dell’ex dirigente della Digos

Si è aperto oggi in Corte d’Assise a Sassari il processo contro quattro presunti terroristi di origine siriana finiti in carcere, lo scorso gennaio, dopo una lunga indagine condotta dalla Dda di Cagliari e portata avanti dagli investigatori della Digos della questura di Sassari. I quattro, guidati da Daadoue Anwar, alias “Abou Murad”, 46 anni un siriano finito in carcere nell’aprile del 2018 a Copenaghen, ora latitante dopo una fuga rocambolesca, sono accusati di associazione per delinquere per aver messo in piedi una sorta di banca privata che raccoglieva danaro contante destinato a finanziare gruppi terroristici legati alla formazione jihadista “Al Nusra”, fondamentalisti islamici che operano principalmente in Siria.

Daadoue Anwar, nell’ottobre scorso è riuscito a fuggire dal carcere di Copeneghen sostituendosi ad uno dei suoi fratelli (il più somigliante) dopo uno scambio di vestiti all’interno della saletta dei colloqui. Soltanto il mattino successivo, dopo una notte trascorsa in cella, il siriano aveva confessato alla polizia penitenziaria danese lo scambio di persona. Questa mattina il processo, presieduto dal magistrato Massimo Zaniboni, si è aperto contro i tre presunti terroristi presenti in aula: , con la complicità dei connazionali Chadad Mustafa di 46 anni, è Haj Osman Abdulkarim di 47 e il marocchino Ait Wahmane Lahoucine di 53 anni, assistiti dai penalisti Angelo Merlini e Michele Santino. Per primo, su richiesta formulatadal pubblico Ministero, Danilo Tronci, è stata sentita la testimonianza dell’ex dirigente della Digos, Mario Carta il quale ha ricordato come nacque l’indagine, scaturita da altre investigazioni antiterrorismo portate avanti dalla Dda cagliaritana e dalle Digos di Sassari e Brescia.

I difensori dei tre hanno chiesto e ottenuto l’audizione di un collaboratore di giustizia, un siriano detenuto nel carcere di massima sicurezza a Sassari, che venerdì dovrebbe raccontare come avrebbe ottenuto e passato le informazioni che hanno consentito di far luce sulla cellula terroristica.

G.P.C.

 

[Foto d’archivio]

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