Portovesme, tre sindacalisti protestano su un silos a 60 metri d’altezza

Sono saliti sul tetto del silos a 60 metri d’altezza i tre segretari dei sindacati che protestano contro il Governo sul mancato riavvio dello stabilimento Alcoa: Roberto Forresu (Fiom Cgil), Rino Barca (FSm Cisl) e Daniela Piras (Uil) (nella foto) dalle tre di stamattina hanno messo in atto la clamorosa protesta nello stabilimento di Portovesme.

Guarda il video con le ragioni della protesta. Parla Daniela Piras

“Il Governo rispetti gli impegni” è lo slogan esposto sullo striscione che i tre sindacalisti hanno portato sul tetto del silos. La protesta arriva a distanza di quasi due settimane dall’ultimo incontro al Mise, durante il quale la multinazionale Glencore, interessata ad acquisire lo stabilimento sulcitano, ha chiesto ulteriore tempo per valutare la proposta. Il nodo da sciogliere è sempre quello del costo dell’energia.

“Abbiamo deciso di mettere in campo questa iniziativa che non ha tempo e non ha scadenza e vuol portare a casa la risposta che ancora tarda ad arrivare. Una risposta che riguarda non solo il costo dell’energia ma tutte quelle condizioni competitive per il riavvio dello stabilimento”. Così i tre segretari dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil hanno spiegato al telefono con l’ANSA la decisione di salire nel cuore della notte a 60 metri di altezza sul silos dell’Alcoa. “Chiediamo che il Governo eserciti tutto il potere politico per dimostrare che la produzione di alluminio primario è, come ci è stato detto da anni e scritto in atti parlamentari, strategica e crediamo che sia un volano per il territorio – aggiungono i tre sindacalisti -. Il Governo deve avere la consapevolezza che la mancata riapertura dello stabilimento Alcoa determinerebbe anche la chiusura degli altri rimasti qui attorno e che ha nelle sue mani anche il futuro delle famiglie di questo territorio”.

LE FOTO

“Siamo consapevoli del fatto che siamo arrivati al rush finale e che questa partita si sta giocando interamente a livello nazionale. Siamo molto preoccupati perché abbiamo paura che chi ha la possibilità e gli strumenti per determinare questa vertenza non stia facendo quanto serve perché si arrivi alla soluzione definitiva. La trattativa con la Glencore è in corso ormai da 14 mesi dalla sottoscrizione del memorandum – spiegano Piras, Forresu e Barca – da allora ogni mese è stato un susseguirsi di ‘siamo vicini alla soluzione’ ma questa asticella si è costantemente spostata nel tempo. Adesso siamo nella fase decisiva: Glencore si deve esprimere nel giro di pochi giorni in
maniera definitiva in merito alle proposte avanzate dal governo e deve dire se queste sono sufficienti o se non lo sono. Noi abbiamo paura che queste proposte siano state poco determinate: non sappiamo se la palla è in mano al governo o alla Glencore, ma sappiamo che noi a quei tavoli non ci siamo e non siamo determinanti”.

La solidarietà. Il vescovo di Iglesias, Giovanni Zedda (nella foto sotto), ha voluto portare la solidarietà della chiesa ai lavoratori impegnati nella vertenza e soprattutto ai sindacalisti in occupazione sul silos. A loro ha rivolto parole di conforto assicurando il proprio interessamento affinché: “Questa lunga e dolorosa vertenza abbia finalmente un finale positivo. Non si possono tenere centinaia di famiglie, ha aggiunto l’alto prelato, in una tale situazione di incertezza per così tanto tempo. Il Governo italiano deve fare tutto quanto in loro potere affinché a questi lavoratori sia restituita al più presto la propria dignità”.vescovo Iglesias

Ca. Ma. 

LEGGI ANCHE: Alcoa, Landini: “Il tempo dei rinvii è finito, il Governo scopra le carte”

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