Nella giornata dello sciopero generale del 2 dicembre, indetto dai Cobas scuola Sardegna, Usb e altre organizzazioni sindacali, ci sono stati due presidi, uno a Cagliari e l’altro a Sassari. Legge di bilancio nel mirino, perché “toglie ai poveri e non investe in alcuna spesa sociale e di istruzione“, hanno sostenuto i sindacati.
Nel capoluogo isolano, i manifestanti si sono riuniti “contro la guerra e l’economia di guerra, per la pace, contro le servitù militari in Sardegna, per il disarmo e la chiusura delle fabbriche di armi. Il presidio in via Roma davanti al Consiglio regionale, con bandiere e striscioni: “Chiediamo – questa la protesta di Usb – una politica economica diversa, che sia a favore dei più deboli, dei precari e disoccupati e che tuteli il potere di acquisto degli stipendi e delle pensioni e non le spese per la guerra, che garantisca la sanità pubblica, la scuola e tutta l’economia pubblica invece di dirottare risorse verso la grande impresa ed il capitale”. Per quanto riguarda la scuola, si è sollevato il nuovo contratto, per cui le organizzazioni di base chiedono la stabilizzazione dei precari.
A Sassari, il questore ha vietato di concludere la manifestazione in piazza d’Italia, davanti alla Prefettura. “Giù le armi, su i salari”, lo slogan della manifestazione sassarese. Sul divieto della questura il commento di Nicola Giua, Cobas scuola Sardegna: “Abbiamo deciso di non fare il corteo ma di rimanere in piazza Castello. Il divieto di concludere la manifestazione in piazza d’Italia è immotivato, poiché non esiste alcuna valida ragione di ordine pubblico. Stigmatizzano tale decisione ribadendo la totale e palese violazione dei diritti costituzionali che dovrebbero essere garantiti”.