Omicidio Caramazza, riconosciuta l’aggravante della crudeltà nella condanna di Caria

Nel condannare a 30 anni Giulio Caria per l’omicidio della compagna Silvia Caramazza, ritrovata in un freezer il 27 giugno 2013, il gup Gianluca Petragnani Gelosi ha riconosciuto l’aggravante dell’aver agito con crudeltà. Emerge dalla lettura del dispositivo della sentenza, diversamente da quanto riferito ai giornalisti da alcuni legali dopo l’udienza a porte chiuse di sabato, secondo i quali tale aggravante era stata esclusa. Il gup ha dichiarato infatti l’imputato responsabile di tutti i reati a lui contestati dal pm Maria Gabriella Tavano uniti dal vincolo della continuazione, esclusa l’aggravante che l’occultamento di cadavere (riconosciuto) mirasse però a conseguire l’impunità. Esclusa anche un’accusa di furto, per cui è stato dichiarato un non doversi procedere perché l’azione penale non poteva essere esercitata in assenza di querela.

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