Oggi l’addio a Giorgio Pisano, cerimonia laica per il noto giornalista

Questa mattina a Cagliari si è svolta la cerimonia laica, al cimitero di San Michele, per salutare Giorgio Pisano, lo storico cronista e inviato dell’Unione Sarda scomparso la notte dello scorso venerdì all’età di 66 anni. Nessun funerale, perché questa era la sua volontà, riferiscono fonti vicine alla famiglia. Pisano, considerato un maestro da un’intera generazione di cronisti, era in pensione da qualche anno ma non ha mai lasciato il giornalismo e soprattutto l’Unione Sarda, il quotidiano per il quale ha lavorato per quarant’anni e per il quale ha continuato a scrivere la sua rubrica fino a pochi giorni fa “Non ci sto“.

Laureato in Scienze Politiche, Pisano, classe 1950, ha collaborato per alcuni anni anche con Il Messaggero e con Maurizio Costanzo in un talk show televisivo. Tra i suoi testi: Lo strano caso del signor Mesina, Lista d’attesa, Sulle orme di Lawrence, Cenere fredda. Con il suo unico romanzo “La verità imperfetta” ha vinto il premio Alziator.  L’ultimo è “Uscita di sicurezza – Storie di lotta contro il male oscuro”, scritto con la collaborazione di Maria Cantone, psicologa. Storie di disagio mentale, affrontate con attenzione sempre prestata agli ultimi.

Penna conosciuta e stimata, prima cronista e poi inviato, è stato anche vicedirettore del quotidiano. Molto lette le interviste domenicali a tutta pagina in cui i personaggi venivano tratteggiati fino a crearne dei profili psicologici. Non importa se davanti avesse un noto e navigato politico o una persona qualsiasi, non avezza ai codici della comunicazione.

I colleghi di una vita gli hanno dedicato due ricordi pubblicati nell’edizione cartacea dell’Unione sarda di oggi. Mauro Manunza, ex vicedirettore, ricostruisce l’ambiente “da bottega” in cui ha imparato e poi insegnato Pisano, una sorta di scuola interna in cui contava la “deontologia” e la correttezza. Il mondo del giornalismo lontano dalla carta, centrifugato al ritmo dei social network suscitava in lui qualche perplessità, ma soprattutto la condanna arrivava per la diffusa mancanza di coraggio di molti cronisti, per “l’autocensura” preventiva che toglie ogni spinta. Giudizi severi sempre accompagnati dall’ironia sferzante e continua, così scrive Maria Paola Masala sull’uomo: “Molto amato dagli amici, coltivava con cura gli avversari”. E poi l’odio, inossidabile, per la retorica.

Foto Ansa

 

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