“Nel carcere di Uta violenza a non finire”: la denuncia dei penitenziari

“Una struttura in chiaroscuro, dove lo scuro, cioè l’anti Sato, prevale sul chiaro”. È l’analisi amara del segretario generale della Uilpa Penitenziari, Eugenio Sarno, al termine della visita al carcere di Uta. “Dire che funziona bene è un’utopia – denuncia il sindacalista – qui albergano la violenza, le risse tra detenuti, le aggressioni agli agenti”. Una situazione confermata dai numeri dei primi dieci mesi di attività della struttura penitenziaria.

“Dal novembre scorso a oggi – ricorda Sarno – sono stati 85 i detenuti ricoverati d’urgenza in ospedale nonostante il centro clinico interno. C’è una insolita frequenza di eventi critici. Ci sono stati 200 casi di autolesionismo, 43 tentati suicidi, 16 salvataggi in extremis da parte degli agenti, 26 colluttazioni tra reclusi, 106 scioperi fame, sette manifestazioni collettive e 63 episodi di aggressioni e minacce nei confronti dei poliziotti. E quando si colpisce un agente si colpisce lo Stato – chiarisce il segretario della Uilpa – A Uta, quindi, prevale l’anti Stato”. Ci sono poi i problemi legati alla carenza di organico. “Oggi gli agenti in servizio sono 319 sui 445 previsti. E il 18% è impiegato in servizi diversi dalla vigilanza”, sottolinea Sarno.

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Da risolvere anche l’affollamento. “Abbiamo 545 detenuti a fronte di 549 posti, questo però non vuol dire che non c’è sovraffollamento – dichiara il sindacalista – Nelle celle dovrebbero esserci due posti letto, invece sono tutte con tre posti e tra poco verrà inserita la quarta branda. Dei 549 detenuti, 524 sono uomini e 21 le donne. Nel corso di questi primi dieci mesi di apertura, sono stati effettuati undici sequestri di droga e recuperate due sim per cellulari”. La Uilpa Penitenziari annuncia ora la richiesta di una ispezione, “anche per verificare – spiega Sarno – l’adeguatezza o meno della gestione degli agenti da parte del capo reparto”, sollecitando nel contempo l’assegnazione di un provveditore regionale in pianta stabile e l’arrivo dei dirigenti in tutte le carceri dell’Isola, il posto è ancora vacante a Is Arenas, Tempio, Lanusei e Mamone. Preoccupazione, infine, del sindacato per il trasferimento negli istituti sardi di detenuti in regime di 41 bis. “C’è una sottovalutazione degli effetti di questa decisione – argomenta Sarno – Il rischio è che il detenuto esporti le professionalità mafiose in terra sarda”.

(Foto di Roberto Pili)

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