Migliaia di persone a Capoterra per l’ultimo saluto a Fausto Piano

“Come dice mio cuginetto Leo, nonno ha cambiato mestiere: il suo lavoro ora è accendere e spegnere le stelle del cielo”. Con queste parole, pronunciate da Martina, giovanissima nipote di Fausto Piano, si è chiusa la cerimonia di addio al tecnico di Capoterra morto in Libia dopo una prigionia lunga otto mesi. Una cerimonia toccante, celebrata in un palazzetto dello sport gremito di gente: parenti, amici, vicini, colleghi di Fausto ma anche persone che lo conoscevano appena o non lo conoscevano affatto, uniti dal desiderio di portare l’ultimo saluto e stare vicini alla famiglia. Il rito, introdotto dal canto “Kyrie Eleison”, è stato celebrato da don Sandro Zucca e don Battista Melis, parroci di Capoterra e Frutti d’Oro, insieme all’Arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio. Accanto ai familiari di Piano c’erano il prefetto di Cagliari Giuliana Perrotta, il presidente della Regione Francesco Pigliaru, il sindaco di Capoterra e i sindaci del territorio. Da questa mattina, sempre vicino alla vedova di Piano c’era anche Gino Pollicardo, collega di Fausto che ha condiviso con lui i nove mesi di prigionia e oggi è venuto in Sardegna per partecipare ai funerali.

“Abbiamo vissuto momenti drammatici per il nostro paese e per la nostra terra – ha detto monsignor Miglio dopo la lettura di un passo dal Vangelo secondo Marco – Ora dopo lo sdegno è il momento del dolore e della solidarietà che ci portano a stringerci attorno ai familiari di Fausto. Abbiamo ascoltato il Vangelo con il racconto della morte di Gesù, avvenuta sulla croce nelle tenebre più oscure: Cristo è stato ucciso ingiustamente, esattamente come chiunque muoia da vittima innocente. Ora davanti a questo dolore si riaffacciano le domande di sempre, quelle sulle violenze che si svolgono sulle rive del nostro stesso mare, il Mediterraneo, violenze che oggi ci colpiscono direttamente. E’ il momento del dolore, dobbiamo però lasciarci guidare dalle parole del Signore: ogni vittima che muore ingiustamente deve accendere una luce di speranza verso il futuro, e le nostre domande devono trasformarsi in impegno comune verso la giustizia e la pace. La morte di Fausto, quella del suo collega Salvatore e di tutte le vittime di violenza sono morti che ci cambiano, perché ci chiedono di guardare avanti e di affrontare delle scelte. Oggi affidiamo Fausto al Signore, perché con lui ha condiviso momenti di angoscia e agonia, e al Signore affidiamo la sua famiglia, affinché trasformi questa angoscia in un cammino di speranza”. L’Arcivescovo ha poi rivolto una preghiera ai morti dei paesi in guerra e a tutti coloro che sono costretti a partire lontano per lavoro. La cerimonia si è chiusa con una commovente lettura: il ricordo di Fausto Piano e dei momenti felici passati assieme nelle parole della nipote Martina. Fino all’ultimo ha sperato di poterlo riabbracciare.

Francesca Mulas

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