Evoluzione del premier libanese Hariri: dai tempi a Porto Cervo allo scandalo

Lo scandalo rosa messo in piazza ieri l’altro dal New York Times vede protagonisti il primo ministro libanese, Saad Hariri, 49 anni, sposato con tre figli, e la giovanissima modella sudafricana ventiseienne Candice Van Der Merwe. Oggetto della attenzione planetaria sono i regali che il premier, conosciuto in tutto il mondo, ha fatto nel 2013 alla sua amante di allora: 16 milioni di euro in doni, tra soldi in contante, auto di lusso e gioielli. Un discreto patrimonio che gli inflessibili ispettori del fisco di Città del Capo hanno messo nel mirino sospettando un riciclaggio milionario da parte del padre della modella, un imprenditore del mattone sudafricano in odore di fallimento.

Ad allertare gli agenti delle tasse è stato il tenore dei vita della ragazza che è passata dal dichiarare introiti annuali per cinquemila euro all’acquisto di una villa con parco e piscina al centro di Città del Capo. Valore: otto milioni di euro. “Una persecuzione”, sostengono gli avvocati della Van De Merve, che hanno citato in giudizio l’agenzia del fisco chiedendo un risarcimento danni per mancati introiti, quantificati in 65 milioni di euro, proprio a causa dell’invadente attenzione degli agenti delle tasse, considerati ‘rei’ di aver fatto scappare a gambe levate l’ex amante, secondo la teoria della modella.

E chissà, ora, in quante si stanno mordendo le labbra, tra le frequentatrici estive della Porto Cervo degli anni Ottanta-Novanta, nello scoprire che un loro amico di spensierate ed eleganti serate di gioventù non è stato altrettanto generoso. Oppure è stato sì galante ma non così tanto. Di certo Saad Hariri era bambino quando ha cominciato a frequentare Porto Cervo. Lo portarono lì il padre Rafic e la madre Niḍāl al-Busṭānī, la prima moglie irachena del defunto primo ministro (venne ucciso a Beirut da un’auto bomba nell’ottobre del 2005). Hariri senior era anche il consigliere finanziario di re Faad d’Arabia. In Costa Smeralda, in estate, trascorrevano mesi di vacanze tra le suite presidenziali del Cala di Volpe, uno degli hotel super lusso di Porto Cervo, ma anche a Villa Cipka di Pantogia, l’esclusiva dimora dei libanesi, o a bordo di uno dei tre panfili – il Nara, il Narina e il Naretta – sui quale la famiglia si alternava. Nel ’92 ai gioielli marinari degli Hariri si aggiunse il Little Toy, uno yacht di cinquanta metri regalato dai genitori a Baah, fratello di Saaad, per il suo diciottesimo compleanno.

All’aeroporto Costa Smeralda di Olbia c’erano sempre anche i tre aerei degli Hariri, sempre pronti ad decollo. Uno era un Boeing 740 utilizzato prevalentemente da Hariri padre; poi ecco il jet executive a sei posti per i familiari; il terzo velivolo era un Gulfstream IV messo a disposizione degli ospiti. Anni ruggenti, quelli: Saad Hariri faceva stappare bottiglie di Cristal rosé agli amici nel privé del mitico Sottovento. Lui, infatti, era astemio e beveva, come la madre, soltanto la gasatissima acqua Perrier. E pur sempre di bollicine si trattava.  Ogni sera era diversa la compagnia al seguito del rampollo libanese. Saad Hariri era un play boy molto riservato e difficilmente le sue conquiste finivano sulle riviste di gossip dell’epoca.

Saad Hariri aveva appena compiuto 18 anni quando, nell’agosto del 1988, a villa Cipka venne messo a segno un attentato contro Jonny Abdou, ambasciatore del Libano in Svizzera, ospiti degli Hariri e allora candidato alla presidenza del Paese dei cedri. Il diplomatico aveva scelto di trascorrere le vacanze con la sua famiglia, moglie e tre figli, in quella maison nel cuore della Costa Smeralda. La notte del 8 agosto il francese Robert Bernard entrò nella villa, armato sino ai denti. A fare da palo, su una fiat Uno con il motore acceso, c’era il complice Max Marcel Gillet. Bernard si aggirò nella proprietà, venne notato dal custode della villa che diede l’allarme, facendo intervenire vigilanza e carabinieri, mentre scoppiava il finimondo tra spari di pistola e feriti. Gli agenti di scorta di Jonny Abdou bloccano i due francesi, che furono poi arrestati e finirono sotto processo a Tempio.

Si scoprirà successivamente che i due lavoravano per i servizi segreti francesi e anni dopo ebbero un ruolo da protagonisti nell’attentato alla nave di Greenpeace nell’atollo di Mururoa, l’isola degli sperimenti nucleari della Francia. Da quel giorno Rafic Hariri e i suoi familiari non misero più piede a Pantogia, preferendo restare in vacanze negli hotel o a bordo delle loro navi. L’ultimo passaggio di Saad Hariri a Porto Cervo risale a due anni fa, quando il panfilo che lo ospitava con la moglie e il figlio maggiore attraccò ai moli della Costa Smeralda, mentre la sua uscita pubblica più recente è stata alcuni giorni fa a Parigi, al funerale dell’amico di famiglia, l’ex presidente francese Jacques Chirac. Lo scandalo rosa (che non ha violato alcuna norma civile o penale del Libano) non ha turbato minimamente il premier libanese, riferisce la stampa in questi giorni. Tuttavia ha sollevato un polverone di polemiche nei social mediorientali che criticano l’operato di Hariri alla luce della manovra ‘lacrime e sangue’ annunciata in Libano per ridare vitalità alla agonizzante economia nazionale.

Saad Hariri ha ereditato dal padre un patrimonio valutato 4,1 miliardi di dollari. Questa la stima fatta nel 2008. Oggi i beni di famiglia si aggirerebbero intorno al miliardo e 800 milioni. Hariri è presidente della holding ‘Saudi Oger’, il cui quartiere generale è a Riad, in Arabia Saudita, dove il primo ministro è nato. Oltre a questo incarico, il premier libanese è membro del Consiglio di amministrazione della banca saudita d’investimento, la ‘Saudi research and marketing group’ nonché della televisione libanese ‘Futuro’. Nel Paese dei cedri, quando correva il 1994, Hariri senior aveva fondato Solidere, una società per azioni il cui compito era ricostruire le zone devastate dalla guerra civile nel centro di Beirut.

Giampiero Cocco

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