La denuncia dei medici per l’ambiente: un sardo su tre vive in aree inquinate

Un sardo su tre vive in una zona inquinata, la media nazionale è di uno su dieci. La Sardegna, con i suoi 445 mila ettari inquinati, batte la Campania.

Un sardo su tre vive in una zona inquinata, la media nazionale è di uno su dieci. La Sardegna, con i suoi 445 mila ettari inquinati, batte la Campania (dove le ecomafie hanno portato per anni veleni e rifiuti speciali) che ne ha 100 mila di meno. L’allarme è stato lanciato dai medici e ricercatori dell’Isde (International Society of Doctors for de Envoronment) il comitato scientifico di medici per l’ambiente diretto in Sardegna da Vincenzo Migaleddu, il presidente, e da Domenico Scanu, nel seminario “Ambiente e salute” organizzato dall’Ordine provinciale dei medici di Nuoro.

Migaleddu ha analizzato in particolare le ricadute negative per quanti vivono nelle cosiddette “aree Sin“, i Siti d’interesse nazionale ai fini delle bonifiche del territorio, le aree più inquinate, insomma. In Sardegna sono due – quella di Porto Torres e il Sulcis – ma, secondo Migaleddu, a queste dovrebbero esserne aggiunte altre diciotto “a forte rischio ambientale”. Comunque sono già 400 mila (circa un su tre, appunto), i sardi che vivono in aree “ufficialmente inquinate”. Ma diventano 900mila se si prendono in considerazione aree ugualmente a rischio come quelle di SassariCagliari.

I dati di cui si dispone sono impressionanti. A Sassari e a Porto Torres il numero di  decessi per tumore è superiore addirittura al dato di Taranto. E a Cagliari – nelle aree attorno alla Saras e all’inceneritore del Cacic – è stata registrata un’incidenza di linfomi superiore a quella nazionale.

Il tema delle aree inquinate è di stretta attualità nella provincia di Nuoro – e da ciò la decisione dell’ordine provinciale dei medici di promuovere l’incontro -perché è in corso il dibattito sulla realizzazione a Ottana di una centrale a carbone. Al no del sindaco, Gian Paolo Marras, si è aggiunto quello del primo cittadino di Nuoro, che è un oncologo, Sandro Bianchi:  “Anche non conoscendo i dettagli del progetto, dico no perché questa è una provincia che ha già troppi veleni e troppi rifiuti anche nascosti. Cerchiamo di fare in modo che questi siano argomenti siano sentiti da tutti e non solo discussi dagli addetti ai lavori. Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica”.

A proposito delle “pecore nere” (lo strano fenomeno registrato nei mesi scorsi proprio nella piana di Ottana) Migaleddu ha definito “inattendibile” la riposta data da Ottana Energia: “Secondo loro il fenomeno è dato dall’incendio delle sterpaglie, ma sappiamo bene che le sterpaglie non producono idrocarburi alifatici. La questione è del tutto aperta e bisogna indagare e dare risposte serie”.

Tutto, secondo Migaleddu, sconsiglia la costruzione di una centrale a carbone a Ottana (così come della mega centrale a biomasse di Porto Torres). “In Sardegna produciamo il 10 per cento in più rispetto a quello che è il nostro fabbisogno energetico e paghiamo l’energia il 40 per cento in più rispetto alle altre regioni d’Italia. A cosa serve continuare su questa strada che porta inquinamento e non certo benefici economici? Si continua a perpetrare un mobbing ambientale alle popolazioni sarde per l’interesse delle lobby economiche”.

Ma se la situazione in Sardegna è allarmante, quella nazionale non è certo rassicurante. Il presidente del comitato scientifico dell’Isde, Ernesto Burgio, ha introdotto una parola chiave: l’epigenetica. Non è parte della genetica, ha spiegato, ma una nuova scienza che studia tutte le trasformazioni che vengono dall’ambiente e che interferiscono nel Dna.

“L’obesità,  il diabete mellito, l’autismo, le malattie neurologiche degenerative – ha detto Burgio- negli ultimi 15\20 anni stanno aumentando in maniera vertiginosa. Prendiamo l’esempio dell’autismo. Trent’anni fa si parlava di un bambino autistico su 1200, oggi in Italia ce n’è uno su 100 e in America 1 su 88. Lo stesso vale per le neoplasie, per le allergie, l’asma, la celiachia. Tanto che possiamo affermare che non c’è malattia che non sia indotta dall’ambiente”.

La politica dovrebbe intervenire al più presto, ma non accade: “Se a Taranto – ha proseguito Burgio – portiamo i nostri studi scientifici alla magistratura e poi il ministro il giorno dopo li smentisce, credo che siamo su un binario morto”.

Le prospettive, se non si interverrà, sono terribili: “Nel 2027 – ha detto ancora il presidente del comitato scientifico dell’Isde – nel Regno Unito una persona su due svilupperà un cancro. Per l’Italia la proporzione è identica. Mangiamo e respiriamo veleni. Noi ci stiamo battendo in tutto il Paese perché su questo tema si intervenga mettendo a norma le fabbriche, eliminando i pesticidi chimici, controllando adeguatamente i cibi e le bevande, abolendo gli inceneritori ecc. Si spendono miliardi per mille altre cose, bisognerebbe spenderli per evitare che i bambini non siano esposti al Baygon e al benzene che sono in tutta la catena alimentare”.

Presenti al seminario la consigliera regionale Claudia Zuncheddu e il leader di Sardigna Nazione Bustianu Cumpostu, in prima fila in questi anni nella battaglia dell’inquinamento ambientale.

Maria Giovanna Fossati

 

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