Adesso è una giovane donna di quasi vent’anni. Nel 2003 non ne aveva ancora dieci e frequentava le elementari. In una situazione familiare difficile, tanto che la vita in quella casa era sorvegliata dagli assistenti sociali. Fu con loro che si confidò, fornendo la spiegazione di quello stato di turbamento e di malessere che anche gli insegnanti avevano notato e segnalato. Il padre la sottoponeva a sistematici abusi sessuali.
Adesso la giovane donna è parte civile nel processo contro il genitore che si è aperto al tribunale di Cagliari. Il pm Rita Cariello ha chiesto una condanna pesantissima per il padre-orco: nove anni di reclusione. Alla richiesta si è associato il legale della ragazza, Alessandro Capone, che ha chiesto 750mila euro di risarcimento danni e una provvisionale di 50mila euro.
A far sorgere i primi sospetti furono certi disegni della bambina, dal contenuto sessuale esplicito. Informati dalla scuola, gli assistenti sociali cominciarono a monitorare ciò che accadeva in quella casa con occhi particolarmente attenti. E un giorno notarono il padre che usciva dalla stanza della piccola. Niente di strano in una situazione normale. Solo che già il tribunale dei minorenni era in passato intervenuto per ordinare all’uomo di non dividere il suo letto con la figlia.
L’imputato nega tutto. Sostiene di essere vittima di accuse false e di terribili malintesi. I suoi legali hanno chiesto la piena assoluzione. Adesso l’attesa della sentenza.