Giochi da tavolo, preghiere e tradizioni: le feste delle comunità non cristiane

Il Natale è una festa della religione cattolica, ma mette d’accordo tutti. A queste latitudini si celebra la nascita di Gesù, ma i momenti conviviali in famiglia e lo scambio di regali sono piaceri che coinvolgono tutte le comunità non cristiane. Che si indossi un colorato boubou senegalese, un barong filippino o un qipao cinese, i giorni di Natale sono momenti di festa per tutti.

In questi giorni di fine anno i sardi possono incontrare parenti e amici che lavorano o studiano fuori e sono rientrati per le vacanze. Per i filippini, la comunità straniera più numerosa nella Sardegna meridionale, capita il processo inverso: “Circa il 50 per cento di noi in questo periodo è tornato a casa per rivedere i parenti”, spiega Eddie Mendoza, uno dei portavoce della comunità filippina di Cagliari. “Siamo cattolici, sentiamo molto l’importanza del Natale e lo viviamo come voi. Abbiamo fatto una grande festa per la ‘noche buona‘, la vigilia, ci siamo trovati tutti insieme e a mezzanotte ci siamo scambiati i regali – aggiunge – ma in questo periodo ogni occasione è buona per stare in compagnia e festeggiare”. Chi non è tornato dai parenti nell’arcipelago del sud-est asiatico, festeggia in città. “Ogni gruppo di amici e parenti si riunisce per festeggiare con balli e canti – conclude Mendoza – questo è un bel periodo di festa, tanto per noi quanto per i cagliaritani”.

Non c’è nessuna tradizione natalizia in Cina, dove i cattolici sono pochissimi, ma anche nello Stato più popolato del mondo sta prendendo piede l’aspetto folkloristico-consumistico del Natale. Chi è arrivato in Sardegna dall’Oriente si è abituato a vivere questo momento di festa, complice il momento d’oro per il commercio. Nel campo degli addobbi natalizi i negozi cinesi sono ormai un punto di riferimento per tanti e anche i cittadini cinesi che vivono da queste parti si lasciano coinvolgere dal clima di festa. “È per noi la scusa di stare insieme e coltivare i nostri hobby: ci ritroviamo e stiamo insieme giocando“, conferma Valerio Zhou riferendosi al Majiang – più conosciuto nel resto del mondo come Mah Jong – un diffusissimo gioco da tavolo (accanto, in una foto di repertorio) che rappresenta un appuntamento irrinunciabile tra cinesi nei giorni di Natale. Se il rapporto con Babbo Natale sta crescendo nel tempo, è diversa la condizione di giovani e bambini che sono nati e crescono in Sardegna. “Un bambino cinese che sto seguendo, ha fatto grandissimi progressi – spiega Chiara Sini, che da interprete e insegnante si è ritagliata un ruolo di primo piano nei rapporti tra la Sardegna e la Cina – prima aveva problemi con la lingua mentre ora ha imparato molto, fino a poter cantare le canzoni di Natale al saggio con la scuola e dirmi che era felicissimo di poter festeggiare assieme ai compagni”.

I cattolici sono molto pochi anche in Senegal, ma chi da tanti anni ha lasciato l’Africa occidentale vive ormai le tradizioni locali in prima persona. “Anche noi qui festeggiamo con gli addobbi in casa e tutto il resto – spiega Mbaje Gueye, imprenditore che con la moglie ha aperto la prima gastronomia di soli prodotti senegalesi – per Natale facciamo i regali ai bambini, vivono qua e sentono sempre di più questa festa”. In Senegal convivono pacificamente Islam e cristianesimo e se i credenti qui vanno a messa il giorno di Natale, il 25 anche i musulmani (quelli di origine africana) si sono riuniti a pregare nella casa-moschea di Flumini a Quartu.

“Partecipiamo anche noi alla vostra festa, moltissimi sono sposati con sarde e cristiani: siamo ormai parte integrante di questo tessuto sociale – assicura Omar Zaher, portavoce della comunità musulmana – siamo vicini in questo momento di gioia ai nostri fratelli cristiani, dico fratelli sardi perché crediamo tutti nello stesso Dio e una festività come questa è un bel momento per ricordare la fratellanza tra tutti i popoli“. Non c’è un momento di preghiera abbinato al Natale nella storica moschea di via del Collegio e nel nuovo spazio di via XX Settembre. “Siamo comunque vicini alla gioia dei cristiani e lo dico a nome dei diecimila islamici della provincia di Cagliari: tanti auguri, sperando che queste feste siano un momento di pace e felicità”

Tra i vari modi di festeggiare il Natale delle diverse culture, c’è chi ha una doppia occasione come gli ortodossi dei paesi ex sovietici. “Il Natale ortodosso si celebra tra il 6 e il 7 gennaio perché è stato conservato, per liturgia, il vecchio calendario giuliano – spiega Giuseppe Carboni, console onorario della Bielorussia in Sardegna – però chi vive qua, festeggia anche nei giorni delle festività cattoliche di rito romano: alla fine si festeggia due volte il Natale, ma anche il Capodanno perché il passaggio per la Chiesa ortodossa arriva il 13 gennaio“. Per entrambe le feste si fanno grandi celebrazioni con la messa del 6 gennaio nella Chiesa della Speranza di via Duomo a Castello e il “Gran concerto per l Natale e il Capodanno ortodosso e di rito orientale” che si terrà a Iglesias il 10 gennaio, ad Alghero l’11, a Sassari il 12 e a Cagliari si chiuderà il 13, proprio nel giorno del Capodanno ortodosso.

Marcello Zasso

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