Il futuro dei Giganti di Mont’e Prama: “Saranno divisi tra Cagliari e Cabras”

Che fine faranno i Giganti di Mont’e Prama? Il dibattito sulla collocazione definitiva delle statue si è infiammato dopo che le parole della direttrice del Polo museale della Sardegna sono state lette come uno ‘scippo’ di Cagliari ai danni del Sinis. Il caso è arrivato in Consiglio regionale con una levata di scudi bipartisan per chiedere di riportare i reperti a Cabras, iniziativa condivisa anche dal presidente della Regione. La toscana Giovanna Damiani si dice stupita per questa polemica: “Mi sembra un’arida querelle di campanile, una sterile polemica contraria al nostro spirito: i poli museali sono stati creati per l’inclusione di tutti i musei e non per dividere”. Ma secondo la numero uno dei musei in Sardegna servono infrastrutture e servizi per rilanciare il Sinis.

Come è nata la rivalità tra Cagliari e Cabras per l’esposizione dei Giganti?

C’è stato un titolo infelice, da lì si è parlato di ‘scippo’ e alcuni hanno preso posizioni fuori luogo. Nessuno ha mai parlato di come dovranno essere distribuite le statue. Sono stupita di quanto stia accadendo, la situazione è quella che si è congelata a un certo punto della storia.

Ecco, a che punto è la storia?

Non sappiamo nulla di nuovo rispetto alla sottoscrizione del protocollo d’intesa e di una bozza di statuto della fondazione che dovrebbe andare a gestire il sistema delle statue di Mont’e Prama. Il documento è stato proposto dal ministero dei Beni culturali – dalla direzione generale dei musei – poi è passato al vaglio della Regione ed è andato al Comune di Cabras, ma non sappiamo null’altro. Non c’è stato ancora il passaggio conclusivo.

Il protocollo d’intesa è stato messo in pratica?

Il ministero ha investito direttamente tre milioni per ampliamento del museo di Cabras, lo so bene perché ero nella commissione che ha selezionato il progetto che deve essere attuato. Per questo continuo a stupirmi di queste polemiche, forse ci sono dietrologie che io non arrivo a capire.

Cerchiamo di fare chiarezza: la residenza dei Giganti sarà a Cabras e Cagliari sarà la loro seconda casa?

Non mi pare corretto, da un punto di vista patrimoniale tutte le statue di Mont’e Prama sono negli inventari patrimoniali del museo archeologico di Cagliari. Sarà un deposito molto significativo ad andare a Cabras: saranno le statue, alcuni modellini di nuraghe e dei betili. Fisicamente le statue ora sono qui, poi andranno anche a Cabras, ma Cagliari non sarà del tutto depauperata.

Quindi non saranno trasferite tutte a Cabras?

Tutte non c’è scritto da nessuna parte, neanche Franceschini ne ha mai parlato ed ero presente quando ha sottoscritto il protocollo d’intesa.

Qual è la sua idea?

Mi attengo a quello che verrà deciso. La decisione non è né mia, né della Regione e nemmeno del Comune di Cabras. Non stiamo parlando – mi si passi il paragone – di patate: stiamo parlando di statue che hanno una valenza scientifica e culturale straordinaria in tutto il bacino del Mediterraneo.

A chi spetta la decisione?

Non è che si fa “una a me e una a te”, ci vuole un progetto fatto bene che dia il giusto riconoscimento e il giusto peso. Probabilmente si farà con una commissione in modo che tutti i soggetti interessati possano dire la loro, immagino che ci saranno degli scienziati, perché non possono essere gli amministrativi a dividere il patrimonio.

Quando si potrà definire la ‘spartizione’ dei Giganti?

Sono venute fuori altre novità: vediamo quando saremo pronti perché solo quando tutto sarà completo potremo sederci intorno a un tavolo con le persone competenti. Gli stessi restauratori, via via che emergono altri pezzi, stanno anche ripensando ad alcune statue apparentemente già complete, perché forse sarà necessaria qualche integrazione in questo straordinario puzzle. Con nuove risorse si potranno fare ulteriori verifiche per il completamento, sostituzioni e integrazioni anche di alcune delle statue che sono esposte al museo archeologico di Cagliari.

A Cabras c’è ancora molto da fare.

Sono letteralmente lavori in corso, c’è la costruzione del nuovo padiglione che ospiterà le statue, ma nel frattempo ne sono emerse altre e vedremo alla fine come sarà più consono dare loro la giusta valorizzazione. Il grosso andrà di sicuro a Cabras, grazie alla nuova ala.

Basterà per valorizzare questi tesori?

Cagliari sarà una bella vetrina per il rilancio di Cabras, ma non basta. Per trovare il museo serve il bastoncino del rabdomante e se non c’è un investimento – che spetta, presumo, alla Regione – resterà difficile da raggiungere. Ci vuole un’infrastruttura collaterale che porti al museo, perché se li mettessimo lì, con le condizioni attuali, non succederebbe nulla di più. Per valorizzare il territorio servono infrastrutture, questo Pigliaru lo sa benissimo ed è il primo ad ammetterlo.

Il Polo museale della Sardegna è pronto a fare la sua parte?

Da parte nostra – ribadisco – non c’è nessuna preclusione per le statue a Cabras: stiamo investendo ulteriori risorse e siamo pronti a intervenire per progetti strutturali e arterie. A partire dalla 131 serviranno indicazioni chiare per raggiungere il museo.

Ad altre latitudini intorno a un patrimonio simile sorgerebbero alberghi e si creerebbe un indotto.

È una strategia funzionale al potenziamento del turismo che mi sembra indispensabile: mentre si costituisce il padiglione per le statue, cominciamo a pensare a tutto il resto.

La visita di Alberto Angela è stata provvidenziale, la sola presenza ha fatto accendere i riflettori sui Giganti.

Non l’abbiamo chiamato, è arrivato e l’abbiamo accolto: ‘finalmente la Sardegna fuori dalla Sardegna’, è uno slogan che mi sta particolarmente a cuore. Questa vetrina  è straordinaria, finalmente anche la cultura sarda esce dai confini isolani. Uno dei nostri obiettivi, con l’appoggio della direzione generale dei musei, è che le nostre iniziative abbiano eco anche sul territorio nazione e internazionale.

Della Sardegna i turisti apprezzano le coste, ma c’è un patrimonio archeologico che può valere più del mare.

Non dobbiamo più investire sull’assalto selvaggio alle coste e al mare, dobbiamo far conoscere l’interno dell’Isola che è straordinario coi suoi siti sparsi su tutto il territorio, la Sardegna è un museo diffuso.

Potremmo attirare turisti da tutto il mondo ma siamo impegnati con le tensioni tra Cagliari e Cabras, ci dividiamo già nel Campidano…

Se siamo ancora a questi livelli è tutto più difficile. Sono stupita e preoccupata, è come se Siena e Firenze tornassero indietro ai tempi di Guelfi e Ghibellini. In realtà il patrimonio culturale è grande un grande veicolo per un ritorno di carattere sociale ed economico. Per la sua marginalità rispetto a luoghi ormai scontati come Venezia, Roma, Milano e Firenze, la Sardegna ha tantissime frecce al suo arco che possono diventare un veicolo formidabile per la crescita, per nuovi posti di lavoro e per i giovani che potrebbero restare nell’isola.

A Mont’e Prama è stato ritrovato un tesoro preziosissimo, ma non sappiamo neanche come definirlo: si chiamavano Giganti, poi guerrieri, poi eroi…

I prodotti più antichi della Sardegna sono rappresentati dai bronzetti, le nostre piccole figure in bronzo, poi improvvisamente si sono ritrovate quelle di grandi dimensioni ed è venuto naturale chiamarle Giganti. Ci sono studiosi che in modo molto sofisticato fanno dei distinguo e li chiamano eroi o guerrieri, ma la forma più corretta è parlare di sculture o di statue.

Marcello Zasso

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