Fondi regionali per lo spettacolo, scoppia la guerra tra piccoli e grandi operatori

I nuovi criteri per l’assegnazione dei contributi regionali per lo spettacolo dividono gli operatori di settore. I detrattori definiscono il provvedimento voluto dall’assessore alla Cultura Sergio Milia “gretto e ingiusto”, mentre i sostenitori parlano di un atto che “finalmente segna un netto confine tra professionisti, che creano lavoro, e improvvisati, che creano invece precariato”.

Per il Coordinamento Cosass, il Consorzio Sulcis Cultura e un collettivo sassarese di dodici associazioni, tra cui Theatre en Vol e Coro Polifonico Turritano, la mossa di Milia “rischia di cancellare in pochi anni almeno la metà della compagnie che operano nell’Isola. Obiettivi nobili, quelli del provvedimento contestato – dicono – ma solo sulla carta: in premessa si parla di semplificazione, efficienza, incentivi alle alte professionalità, in pratica sembra che saranno penalizzate le piccole realtà e i giovani e andranno avanti grandi nomi e spettacoli da tutto esaurito”.

“Mi rendo conto che il provvedimento scontenta alcuni operatori – dice Milia – ma abbiamo lavorato per sostenere i professionisti che creano lavoro, e cerchiamo così di ottimizzare lo strumento del contributo. Siamo arrivati a una situazione tale per cui in Sardegna ci sono più operatori di spettacolo di quanti ne ha la Lombardia. Ad ogni modo mi sto impegnando per trovare soluzioni diverse, ma al di fuori di questo provvedimento”.

In tanti non condividono questa logica: “La graduatoria sembra essere costruita non per creatività, valore artistico e qualità della proposta, ma per tasse versate allo Stato, gestione di grandi teatri, quantità di personale assunto e pubblico pagante – precisa Antioco Usala, di Cosass -. Nella valutazione inoltre son assegnati ben cinque punti agli organismi espressione diretta di un musicista di chiara fama, senza specificare cosa significhi chiara fama”.

Insomma, solo chi ha risorse per spettacoli con entourage da grandi numeri avrà un punteggio alto.

“E’ ingiusto – spiega Momi Falchi, che con l’associazione Spazio Danza da quasi vent’anni porta in scena a Cagliari il festival Autunno Danza -. Le sovvenzioni pubbliche dovrebbero supportare le realtà più deboli, non escluderle. Non sappiamo di preciso come la nostra situazione cambierà, di sicuro questo provvedimento penalizza le compagnie di ricerca in favore dei grandi eventi commerciali”.

Sono invece favorevoli le Lucido Sottile, compagnia di teatro-danza amatissima a Cagliari: “Questa riforma serve a stabilizzare il lavoro e valorizzare associazioni che creano occupazione, non quelle che si muovono con precari o lavoratori in nero. Se le associazioni non riescono a stabilizzare i propri dipendenti non possono essere considerate altro che amatoriali, ed è giusto che attingano ad altre fonti di finanziamento. Questa riforma era necessaria per riorganizzare un settore in cui da tempo i contributi sono assegnati senza criteri coerenti. In questo momento di crisi e tagli è opportuno prendere decisioni importanti. Il settore è colmo di fantasmi e dopolavoristi che dovrebbero scegliere cosa fare da grandi e diventare generosi nei confronti di chi invece questo mestiere lo ha sposato e ne ha fatto una scelta di vita”.

Gli animatori della protesta intanto si mobilitano tra incontri pubblici e una petizione che conta già settecento firmatari. “Chiediamo a sindaci e rappresentanti della politica un impegno, si legge nella nota alle istituzioni, affinché la delibera venga ritirata, e si riapra il confronto con gli operatori sulla base dei dati dell’Osservatorio regionale sullo spettacolo, al fine di elaborare insieme e con senso di responsabilità il futuro percorso per lo viluppo della cultura e dello spettacolo”.
Poco tempo ancora per trovare delle risposte: i termini per presentare le richieste di contributo scadono il 15 febbraio.

Francesca Mulas

 

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