Manuel, presunti assassini intercettati: dialoghi riascoltati, lacrime al processo

Si è conclusa dopo quasi cinque ore di ascolto delle intercettazioni ambientali, l’udienza a porte chiuse davanti al Tribunale dei Minori di Cagliari che vede imputati due dei cinque ragazzi accusati dell’omicidio di Manuel Careddu, il 18enne di Macomer (Nuoro) massacrato sulle rive del lago Omodeo l’11 settembre 2018. Momenti di angoscia e tensione si sono vissuti nell’aula, quando prima la madre della vittima, Fabiana Balardi, poi anche la madre della giovanissima imputata sono uscite in lacrime, non reggendo l’audio di quanto captato dalla microspia piazzata nell’auto che stava portando Manuel Careddu nell’imboscata mortale.

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Secondo l’accusa – presente in aula con la procuratrice dei minori, Anna Cao, e la sostituta Chiara Manganiello – a promuovere e ideare l’omicidio sarebbe stata proprio la ragazzina per un debito legato all’acquisto di droga che il gruppetto aveva fatto da Careddu. Drammatico il momento nel quale, in aula, la madre della vittima ha sentito la giovane cantare dopo che era stato commesso il delitto. La donna – assistita dal legale Luciano Rubattu – non ha voluto rilasciare dichiarazioni. “È stato molto faticoso – ha detto l’avvocato a fine udienza – l’ascolto delle intercettazioni è stato molto impegnativo”. La microspia che ha registrato l’imboscata e le ultime ore di vita del diciottenne era stata piazzata nel corso di un’altra indagine nei confronti del padre di uno dei presunti assassini nell’auto usata durante tutte le fasi del delitto: per quasi quattro ore la giudice Michela Capone ha fatto ascoltare in aula le registrazioni con le voci degli imputati e della vittima che non sapeva di andare verso la morte. Il 29 maggio è stata fissata una nuova udienza per l’esame degli imputati, difesi dai legali Gianfranco Siuni e Giancarlo Frongia.

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