Le porte di una villa sul mare di Costa Rei, a Muravera nel sud Sardegna, si aprono per ospitare le mamme caregiver, ossia donne che si prendono cura 24 ore su 24 dei figli con disabilità gravi. L’idea è di Stefano Carta (39 anni), titolare di una residenza di lusso a forma di chiocciola, da qui il nome Villa Escargot, dove far vivere a queste mamme giorni di relax e benessere.
Il progetto benefico dalla Sardegna decolla a livello nazionale grazie alla sinergia con la Fondazione Oltre il Labirinto Onlus di Treviso (www.oltrelabirinto.it), che si occupa di ragazzi e ragazze con autismo e disabilità. “Ad ispirarmi in questa iniziativa è stata la bellezza del mare di Costa Rei e di questa suggestiva dimora anni ’70 che trasmette un profondo senso di pace”, dichiara Stefano Carta. Ecco perché “per loro ho pensato di riservare soggiorni gratuiti dando vita ad un progetto strutturato. Chi fa impresa – spiega Carta – non dovrebbe dimenticare che il fine ultimo non deve essere solo il profitto, ma un circolo virtuoso di solidarietà. Il bene crea sempre energie positive. Credo molto nell’impresa etica e nella comunicazione sociale d’impresa”. Per questo Carta invita altri imprenditori a creare una rete di luoghi da sogno per ospitare (gratis) persone con disabilità.
Una vocazione alla solidarietà che Carta vuole trasformare in un percorso duraturo e dedicato. Per questo l’imprenditore sardo ha chiesto la consulenza della Fondazione Oltre il Labirinto Onlus, che ha segnalato le mamme in difficoltà e organizzato il viaggio. Un progetto che si affianca a “Mamme via”, iniziativa benefica che già da qualche anno la Fondazione Oltre il Labirinto promuove con l’obiettivo di mandare in vacanza mamme caregiver, che ogni giorno sostengono il carico di occuparsi di figli disabili. “E’ un modo per farle riposare – spiega Mario Paganessi, fondatore e presidente di Fondazione Oltre il Labirinto – ma anche per dare loro un pensiero positivo, uno spiraglio di luce, un obiettivo. Le vacanze sono infatti programmate con ampio anticipo, in modo da trovare un’organizzazione alternativa al ruolo quotidiano delle mamme, ovvero altre persone che possano gestire al meglio i ragazzi. La Fondazione contribuisce, aumentando i servizi alle famiglie in quel periodo. Serve anche a responsabilizzare di più i padri”.