Conversione delle cubature da servizi a residenze, la Corte Costituzionale dice sì

Cambiare le cubature da servizi a residenza si può anche in Sardegna. Il principio lo ha stabilito la Consulta chiamata a pronunciarsi, sotto il profilo della legittimità costituzionale, dal Consiglio di Stato che, a sua volta, si era espresso su un ricorso presentato al Tar contro l’annullamento in autotutela di una concessione edilizia a Villasimius.

La questione ruota intorno alle zone C (di espansione) che in Sardegna dal 1983, per via del cosiddetto decreto Floris, sono normate in maniera diversa rispetto al quadro nazionale, avendo la Regione competenza primaria in materia urbanistica (può cioè legiferare in maniera più stringente rispetto alla legge statale): nell’Isola infatti le volumetrie delle zone C sono ripartite secondo lo schema 70, 20 e 10. Vuol dire il settanta per cento di cubature residenziali, il venti di servizi connessi all’uso abitativo (per esempio bar, tavole calde e uffici) e il dieci per servizi pubblici (come aree attrezzate per il gioco, parcheggi  e verde pubblici). Nel resto d’Italia, invece, il rapporto è 90 a 10 tra volumi residenziali e quelli per servizi pubblici. Ciò significa che i volumi per i servizi connessi sono eventuali e vanno ricavati dalla quota del 90 per cento.

Il pronunciamento della Corte Costituzionale riguarda la Cooperativa Cento che nel 2012 aveva fatto richiesta di conversione delle cubature dopo l’approvazione della legge 12 del 2011, la Finanziaria di quell’anno, la quale consentiva la trasformazione automatica dei volumi per servizi connessi in cubature per residenze.

Il Comune di Villasimius, però, decise però di annullare, in autotutela, la concessione edilizia dopo averla inizialmente rilasciata. Di lì il ricorso al Tar, perso dalla Cooperativa e poi il parziale accoglimento da parte del Consiglio di Stato con successivo rimando alla Consulta.

Adesso la Cooperativa Cento, difesa dagli avvocati Massimiliano Marcialis e Carla Valentino, ha avuto ragione: la Corte Costituzionale hanno stabilito infatti la legittimità costituzionale della legge 12/2011 che prevede l’automatica trasformazione in residenze dei volumi destinati ai servizi connessi. Di fatto è stato stabilito un allineamento con la normativa nazionale. Ciò significa che la corretta ripartizione delle cubature non è più il 70-20-10, ma il 90-10, differenziando solo tra volumi abitativi e quelli per i servizi pubblici.

I giudizi hanno poi stabilito che il cambio nella divisione delle cubature non comporta alcun rischio in merito “all’aumento del carico urbanistico”. Per la Consulta, infine, la ripartizione 90-10 va applicata specie nei casi in cui l’investimento riguarda l’edilizia abitativa agevolata, come nel caso della Cooperativa Cento a Villasimius.

“Siamo veramente soddisfatti del fatto che, valorizzando le competenze legislative regionali, la Corte Costituzionale, al di là del caso concreto, abbia dichiarato costituzionalmente legittima la disciplina regionale sarda, in particolare che, a certe condizioni, preveda la conversione automatica di volumi per i servizi connessi in cubature residenziali. Sul punto la stessa Regione non sempre è coerente. Sull’opposto presupposto, la Giunta comunale di Villasimius aveva annullato, nel 2012, la concessione edilizia rilasciata alla Cooperativa Cento, quando questa aveva già assegnato le abitazioni agli aventi diritto e affidato gli appalti per la realizzazione delle stesse case, cagionando danni veramente notevoli. Auspichiamo adesso la massima celerità nell’adozione degli atti amministrativi conseguenti”.

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