Colonie penali in Sardegna, intesa Polizia-Confagricoltura

Formare i detenuti puntando sul futuro e su percorsi lavorativi e di inclusione sociale. E’ l’obiettivo, in estrema sintesi, delle colonie penali, già presenti in Sardegna a Isili, Is Arenas e Mamone. Un obiettivo che da oggi sarà perseguito anche con la collaborazione di Confagricoltura Sardegna. E’ stato siglato il protocollo d’intesa tra il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Sardegna e Confagricoltura. L’accordo prevede il coinvolgimento diretto dell’organismo di categoria.

“Confagricoltura presterà una assistenza mirata nel campo legale, fiscale, previdenziale, tecnico-economica a favore delle aziende e delle colonie agricole che continueranno ad essere gestite direttamente dall’amministrazione Penitenziaria – si legge nel protocollo – potrà inoltre fornire la sua collaborazione, direttamente o attraverso enti di formazione, per iniziative dirette allo sviluppo e promozione di specifici percorsi formativi per i detenuti impiegati nelle colonie”. Attualmente sono 300 i detenuti che gravitano attorno alle tre colonie penali. Alcuni progetti erano stati già avviati dall’amministrazione penitenziaria tra cui il “Gale Ghiotto” un marchio che contraddistingue alcuni prodotti caseari, miele, ma anche carni, ortofrutta e olio d’oliva. “Sono stati quasi ultimati i lavori di realizzazione del caseificio di Is Arenas – ha spiegato il provveditore Maurizio Veneziano che ha siglato il protocollo con il presidente di Confagricoltura Sardegna Luca Maria Sanna – è di grandi dimensioni e senza disturbare i produttori locali, potremo essere di supporto alle aziende presenti sul territorio”. L’ipotesi è quella in futuro di poter lavorare per conto terzi, ma non solo. “Si potrà anche studiare la possibilità di ottenere i contributi comunitari – ha evidenziato Sanna – noi daremo il nostro contributo e allo sesso tempo cercheremo di coinvolgere le aziende locali”. Con i progetti già portati avanti dall’Amministrazione sono stati assunti 5 ex detenuti. “Recuperare anche solo l’1 per cento dei detenuti è già un grande risultato”.

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