A proposito dei tirocini, Confindustria Sardegna ha dichiarato: “… è apprezzabile la decisione di incrementare le risorse messe a disposizione così da poter soddisfare il gran numero di domande risultate non coperte da parte delle imprese e venire incontro all’offerta da parte dei tirocinanti. D’altra parte la straordinaria risposta evidenzia da un lato la grande “fame” di lavoro che questa crisi sta determinando, ma dall’altra anche la necessità di supportare adeguatamente i bisogni aziendali con strumenti caratterizzati da un’elevata flessibilità. La sfida è quella di cercare di coniugare adeguatamente questi due aspetti.”
La posizione di Confindustria è inaccettabile. Al bisogno di lavoro si risponde con il lavoro, non con un tirocinio (l’ennesimo, per molti giovani). Le risorse pubbliche, come quelle che si stanno utilizzando per i tirocini, non sono destinate a supportare i bisogni aziendali ma quelli dei giovani senza lavoro. La richiesta di strumenti di elevata flessibilità è una richiesta indecorosa: qui si tratta di non pagare il lavoro, perché il tirocinio è usato di fatto come una prestazione di lavoro non retribuita. Gli strumenti contrattuali flessibili esistono e sono molti, considerare i tirocini come forme flessibili di lavoro è illegale. E’ in questo modo che Confindustria pensa di uscire dalla crisi? E’ questa la Responsabilità Sociale delle Imprese che Confindustria esprime e rappresenta? E’ questo l’impegno di Confindustria per contribuire alla ripresa economica della Sardegna?
Lilli Pruna
