Cagliari, morte in psichiatria: chiesta condanna dell’ex primario del SS Trinità

“I consulenti non riuscirono a fare gli accertamenti completi per la sostituzione dei pezzi anatomici”. Il sostituto procuratore generale, Michele Incani, ha citato gli atti della recente condanna in secondo grado per il primario di Anatomia Patologica dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari, Antonio Maccioni, quando oggi ha chiesto ai giudici della Corte d’Appello di ribaltare anche la sentenza di assoluzione dell’ex primario di Psichiatria dello stesso ospedale, Gian Paolo Turri, e della sua collega Maria Rosaria Cantone.

Sono accusati della morte di Giuseppe Casu, avvenuta il 22 giugno 2006 dopo sei giorni di ricovero in seguito a un trattamento sanitario obbligatorio, ma in primo grado il giudice Simone Nespoli aveva fatto cadere l’imputazione di omicidio colposo. Il pg Incani ha invece sollecitato al collegio d’Appello una doppia condanna a un anno e sei mesi di reclusione, contestando appunto l’omicidio colposo nella convinzione che il paziente sia morto per la prolungata contenzione e per l’assunzione di farmaci. In particolare, secondo l’accusa, ci sarebbe un nesso di causalità fra l’uso di un medicinale utilizzato nel trattamento del paziente, l’aldoperidolo, e il suo decesso.

Giuseppe Casu, ambulante quartese, subì un ricoverato coatto e morì dopo una settimana di degenza in contenzione fisica e farmacologica. Poche settimane fa, la stessa Corte d’Appello ha riformato l’assoluzione di primo grado di Maccioni, condannato a 3 anni e 3 mesi, ritenendolo responsabile di aver sostituito i reperti anatomici di Casu. Oggi il pg Incani ha ipotizzato che quel reato sia stato commesso proprio per non consentire gli accertamenti sul decesso e favorire i medici Turri e Cantone.

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