Mont’e Prama, ha un nome la società emiliana che ha vinto l’appalto

La società emiliana che si è aggiudicata l’appalto da mezzo milione di euro per scavare a Cabras e valorizzare i suoi tesori archeologici ora ha un nome: è la Archeosistemi soc. coop. con sede a Reggio Emilia. La ditta ha partecipato alla procedura negoziata per l’affidamento dei servizi di “Recupero, indagine scientifica e valorizzazione delle aree archeologiche di Tharros e Mont’e Prama“, pubblicata nel giugno scorso sul sito del Ministero per i Beni Culturali.

Il nome della società vincitrice circola negli ambienti degli addetti ai lavori ma finora non ha conferme ufficiali, se si esclude una nota di Francesca Barracciu che parlava genericamente di una ‘ditta emiliana’. Nessuna conferma sul sito del Ministero, dove ancora oggi si trova solo la notizia generica della procedura ma non i relativi atti: non c’e’ traccia del bando, non si sa chi abbia valutato le offerte e in base a quali criteri, non pervenuto il verbale di selezione.

Per vie ufficiose si scopre che la gara d’appalto ha coinvolto diciassette imprese italiane, invitate a presenta un’offerta. Tra queste, solo cinque hanno sede in Sardegna, nonostante ci siano tantissime società isolane che per curriculum ed esperienza avrebbero potuto gestire scavo e valorizzazione dei due siti.

La Archeosistemi ha consegnato la proposta più vantaggiosa, con un ribasso del 29% rispetto all’importo iniziale di 430 mila euro più iva. La società, presieduta da Lorenza Bronzoni, direttore generale Ivan Chiesi, responsabile scientifico Mauro Cremaschi, è stata creata nel 1986 e lavora nell’ambito dello scavo e restauro archeologico. È già stata in Sardegna per lo scavo di un nuraghe a Guamaggiore e lo scavo archeologico subacqueo di una nave di epoca romana nel molo “Ichnusa” di Cagliari.

La scelta della procedura negoziata, consentita dall’articolo 57 del “Codice dei contratti pubblici relativo a lavori, servizi e forniture” ha sollevato diverse polemiche. Inutile chiedere delucidazioni al responsabile comunicazione della Sovrintendenza archeologica, Massimo Casagrande: “Se volete informazioni, fate una richiesta di accesso agli atti oppure chiamate la direzione regionale del ministero dei Beni culturali”, taglia corto. Ed è quello che abbiamo fatto. Peccato che il telefono del referente per la stazione appaltante Andrea Sailis, abbia squillato a vuoto per ore.

Francesca Mulas

 

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