Avvocati di Cagliari in rivolta: “Così non è giustizia”. Mobilitazione a oltranza

Gli avvocati di Cagliari scelgono la strada della rivolta. Da domani sarà mobilitazione a oltranza per le quasi 2.600 toghe che si contano nel foro del capoluogo. Verranno garantite solo le difese urgenti. Per il resto, processi bloccati “contro una giustizia che vede crescere la spesa in maniera progressiva e incontrollata, ma ai maggiori costi non ha corrisposto un miglioramento del sistema”, dice il presidente dell’Ordine, Ettore Atzori.

TEMPI DELLA PROTESTA – I legali di Cagliari l’hanno decisa a fine gennaio la road map della protesta, una linea che è la più dura d’Italia insieme a quella di Lanusei. Infatti: nel resto della Penisola le difese si fermeranno dal 18 febbraio e per tre giorni, fino alla manifestazione di Roma il 20. A Cagliari, invece, il tribunale sarà paralizzato già da domani, in Ogliastra la mobilitazione è cominciata due settimane fa. “Andremo avanti – spiega Atzori – sino a quando il Guardasigilli non chiamerà al confronto il Consiglio nazionale forense”, di cui fa parte lo stesso presidente dell’Ordine cagliaritano.

CONTRIBUTO UNIFICATO – Atzori non fa giri di parole: “Così non è giustizia”. Nel mirino finisce subito il contributo unificato, ovvero “i soldi che i cittadini devono versare per aprire un giudizio. Si parte dai 37 euro di una causa che ne vale 1.100, ma si può arrivare a 6mila euro per i processi amministrativi”. Il contributo unificato è stato introdotto nel 2002 per sostituire le storiche marche da bollo che i legali dovevano incollare sugli atti ogni quattro pagine. “Considerato che il contributo unificato costa in media 450 euro, non si capisce come lo Stato reinvesta queste risorse. Certamente non nella giustizia. In questi ultimi dodici anni gli organici non solo non sono stati potenziati, ma risultano addirittura ridotti per via del blocco del turn over. Il risultato è che la durata dei processi resta lunghissima, oggi come allora”.

I PARADOSSI – All’Ordine di Cagliari non ne vogliono fare una questione di categoria. “Non ci stiamo mobilitando per difendere la nostra professione, l’obiettivo è arrivare a una giustizia più rapida, prima di tutto nell’interesse dei cittadini”. E si tratta di una “spesa in entrata che bisogna versare ogni qualvolta, nello stesso processo, vengano proposte dalle altre parti richiesta di chiamata in causa di terzo o domanda riconvenzionale”. Non solo: “Il contributo aumenta di una volta e mezzo nel caso di processi in Appello e, sempre su base tabellare, la quota cresce ancora in Cassazione”.

“SEMPRE MENO DIRITTI” – Gli avvocati sono saliti sull’Aventino anche per il patrocinio a spese dello Stato. “È un istituto – sottolinea Atzori – pensato per garantire ai meno abbienti il diritto alla difesa sancito dalla Costituzione. Ma con le ultime norme approvate dal Governo, il compenso per gli avvocati è stato ridotto di un ulteriore 30 per cento, a fronte di una parcella che era già inferiore del 50 per cento rispetto a quella ordinaria. Per non dire dei tempi biblici con cui i legali vengono rimborsati: a volte aspettano anni”. Il presidente dell’Ordine osserva: “Il taglio deciso a Roma ha l’unico obiettivo di penalizzare i più deboli. Basti pensare che nei processi civili il patrocinio in questione è concesso solo quando il reddito annuo familiare non supera i 10.700 euro. In caso di giudizio penale, la soglia aumenta di mille euro per ogni componente del nucleo familiare”. Atzori precisa: “A Cagliari la misura del disagio si può riscontrare in quelle 3.701 domande di patrocinio presentate lo scorso anno per le sole cause civili”.

LE IMPUGNAZIONI – A spingere i legali verso la mobilitazione c’è poi “l’introduzione di filtri discrezionali sull’ammissibilità delle impugnazioni”, prosegue Atzori. In buona sostanza, spetta a un giudice, “a fronte di un’esame sommario, decidere sulla sorte di un giudizio in Appello. Ciò vuol dire – continua il presidente dell’Ordine – allargare appunto i margini di discrezionalità e ridurre di conseguenza la certezza del diritto. E sono ancora e sempre i cittadini a pagare il prezzo di queste regole introdotte senza concertare l’avvocatura”.

BACCHETTATA AI CDM – Atzori punta così lo sguardo su Roma “e sui Governi che stanno legiferando al posto del Parlamento attraverso l’uso improprio dei decreti legge. Atti non più adottati in casi straordinari di necessità, come prevede la Costituzione, ma diventati la regola. E il fatto è ancora più grave, se si considera che sui decreti si pone quasi sempre la fiducia, azzerando gli emendamenti”.

“FERMIAMO IL BLITZ” – A preoccupare gli avvocati sono infine due possibili novità normative: “Una riguarda la responsabilità solidale dei legali in caso di condanna per lite temeraria. Significa paradossalmente trasformare il difensore in una parte eventuale del giudizio, visto che subirebbe la condanna alle spese insieme al suo cliente e senza nemmeno potersi opporre. L’altra novità è relativa all’ipotesi di assoggettare a pagamento la motivazione estesa di una sentenza. A ben vedere – chiude Atzori – si tratta di soluzioni inaccettabili nel merito e nel metodo. Noi le rispediamo al mittente, perché solo una giustizia equa può garantire la pace sociale”.

CONTRO LA CANCELLIERI – Sulla mobilitazione di domani arriva la nota di Anna Maria Busia, avvocatessa del foto cagliaritano candidata alle Regionali col Centro Democratico. “Un Paese civile – si legge – non può funzionare se non c’è un buon sistema giudiziario. E il nostro sta perdendo pezzi giorno dopo giorno. Per chi fa il nostro mestiere – è scritto ancora – non era difficile prevedere che la crisi economica avrebbe avuto come conseguenza anche l’impennata del contenzioso civile e penale. Ma a fronte di una domanda di giustizia cresciuta in maniera esponenziale, non ha corrisposto un adeguato impegno di risorse da parte dello Stato. Di certo, l’efficienza del sistema giudiziario non aumenta tagliando ulteriormente la dotazione finanziaria per il patrocinio dei non abbienti. Deprezzare una prestazione professionale equivale a spogliarla della sua stessa funzione”. La Busia chiude con i detenuti del 41 bis che arriveranno in Sardegna. “È imbarazzante che il ministro Cancellieri abbia motivato la scelta col fatto che nelle carceri della nostra Isola ci sia posto. L’operazione costerà un’enorme quantità di denari, soldi che potevano essere investiti per potenziare gli organici dei tribunali sardi”.

Alessandra Carta

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share