Donatella Cherchi, l’ex compagna del tuttologo Giuliano Guida Bardi, ha fatto un buffo da 15mila euro. Sono affitti non pagati per i quali c’è una sentenza che risale addirittura al 2011. L’aveva emessa il Tribunale di Cagliari l’11 aprile la giudice Grazia Bagella.
La Cherchi – oristanese di Abbasanta, classe 1960 – a febbraio è di nuovo balzata agli onori delle cronache: è lei la proprietaria dell’immobile dato in comodato d’uso alla Fondazione San Pietro, l’ente che in quattordici mesi, da fine 2021 agli inizi del 2023, ha ottenuto dalla Regione 680mila di contributi pubblici. Di cui 480mila per acquistare l’edificio affacciato su piazza Campo dei fiori a Nuoro, una proprietà con ingresso in via Mariano D’Arborea, che apparteneva alla famiglia di Guida e che la Cherchi ha acquistato all’asta per 83mila euro (c’è la trascrizione, la numero 7753.1/2016). Poi è successo che i giornali ci hanno messo il naso, il miracolo della politica è venuto a galla e i fondatori hanno rinunciato ai soldi (non a tutti, però, su 200mila euro nessuna marcia indietro). Non solo: a emergere è stato il fatto che la Cherchi fu una delle fondatrici dell’ente intitolato a San Pietro insieme a due imprenditrici (Egidia Carta e Federica Sarritzu), un avvocato (Francesco Lai) e un dentista (Francesco Zaccheddu). L’obiettivo era “dedicare parte delle energie ad un comune intento, quello di creare una stabile struttura di promozione del dialogo pubblico sopra le grandi questioni collettive”. Per ora tra le cose fatte e di cui si ha contezza c’è l’organizzazione di un concerto a Nuoro. Lo scorso 27 dicembre in Barbagia sbarcò la storica banda della Pfm. Un canto di gruppo più che una questione collettiva.
La sentenza del 2011 riguarda invece un’altra parte di vita della Cherchi: allora viveva a Cagliari. Erano gli anni in cui faceva la promotrice di Banca 121, l’ex Banca del Salento acquisita nel 1999 da Monte dei Paschi di Siena e specializzata in servizi online. La Cherchi abitava in centro e con un contratto di locazione regolarmente registrato dalla locataria aveva affittato un appartamento a partire dal 1° ottobre del 2005. È andato tutto bene sino a luglio 2007: la proprietaria riceveva regolarmente i 500 euro di affitto pattuiti. Da agosto 2007, invece, più nulla. Nemmeno un euro. Così sino a gennaio 2010.
In quegli anni la Cherchi, insieme a Guida, finì ai domiciliari. Era il 2006. Le accuse, a vario titolo, furono peculato, appropriazione indebita e turbata libertà degli incanti. Guida era a capo di Cisi, la Fondazione Cisi, Centro internazionale studi industriali. Cento per 100 di partecipazione regionale. Con Banca 121, il Cisi fece un investimento da due milioni e mezzo di euro. In primo grado Guida venne condannato a cinque anni, la Cherchi a tre.
Alla proprietaria dell’immobile cagliaritano, però, poco importava della faccende giudiziarie della Cherchi e di Guida. Quindi si rivolse a un avvocato per avere il dovuto, ovvero ventinove mensilità non versate. Arrivò così l’avviso di sfratto per morosità. La Cherchi affidò la sua difesa all’avvocato Luca De Angelis che si occupò di consegnare alla locataria le chiavi dell’appartamento. I soldi, però, non arrivarono. Da lì l’apertura del contenzioso in sede civile con il buffo quantificato in 15mila euro. Inclusi gli interessi di mora. Passati più di dieci anni, però, la Cherchi non ha ancora saldato il conto. Tanto che la proprietaria, per evitare la prescrizione, ha di nuovo recapitato il provvedimento della giudice. La Cherchi venne anche condannata a pagare 1.518 euro di spese legali.
Oggi, però, la Cherchi è con certezza la proprietaria dell’immobile a Nuoro, un edificio da ristrutturare, su cui grava tuttavia un’ipoteca per via dei 370mila euro di mutuo che la Cherchi ha chiesto dopo l’acquisto del bene. Il prestito viene pagato dalla Ant srl, la società che a Cagliari gestisce il Miramare, l’albergo-gioiello di cui Guida è ideatore, come lui stesso ha raccontato in un’intervista. Dell’hotel si serve, tra gli altri, la Fondazione Film Commission, di cui Guida è stato ambasciatore nel 2021 attraverso un contratto da 30mila euro (ma questa è un’altra storia ancora, raccontata nei giorni scorsi dal nostro giornale).