Fondazione San Pietro e i 580mila euro in Finanziaria: tutto quello che non torna

Alessandra Carta

Una pioggia di “non so” con la politica che avrà il dovere di fare chiarezza, se vuole essere credibile. È questa la fotografia sul maxi finanziamento da 580mila euro che il Consiglio regionale ha concesso alla Fondazione San Pietro di Nuoro con la manovra del 2023, approvata il 1° febbraio. Era invece il giorno 7 quando Sardinia Post ha messo il primo tassello alla mosaico.

Una settimana fa, infatti, il nostro giornale ha ricostruito che l’ente con sede nel capoluogo barbaricino aveva ottenuto 100mila euro, ovvero un importo pari a quello concesso dal Consiglio regionale appena quattordici mesi prima con la Omnibus del 2021. Sembrava tuttavia un doppione strano ma da inserire in quelle mancette robuste con cui la politica, e non solo nell’Isola, distribuisce discrezionalmente i soldi pubblici.

Invece dopo un post pubblicato su Facebook da un cittadino nuorese, è venuto fuori che alla stessa Fondazione, sempre con la Finanziaria 2023, è stato assegnato un ulteriore contributo di 480mila euro. Stavolta non per l’attività istituzionale ma per l’acquisto di una sede.

Sardinia Post ha così contattato due nuoresi del Consiglio regionale: Franco Mula, capogruppo del Psd’Az, e Roberto Deriu, esponente del Pd. L’uno ha ammesso di essere il firmatario dell’emendamento col quale la Fondazione ha ottenuto i primi 100mila euro con la legge Omnibus. Mula ha poi detto che nella Finanziaria 2023 ci ha pensato Deriu a presentare la richiesta di maxi contributo.

Il nostro giornale ha preso contatti pure con l’onorevole dem, il quale ha dato una versione dei fatti diversa. Deriu ha spiegato che i 100mila euro inseriti nella manovra approvata a febbraio sono stati destinati alla Fondazione San Pietro perché la legge Omnibus prevedeva il contributo per due annualità. Deriu ha poi aggiunto di aver proposto per l’ente nuorese un altro emendamento, ” da 300mila euro ma che però è stato bocciato”.

Non è finita: Mula afferma che nella Omnibus del 2021 ha proposto i 100mila euro di finanziamento perché “la richiesta sembrava utile e importante per la città di Nuoro” ma in merito ai fondatori sottolinea che “i nomi citati da Sardinia Post non rientrano tra le mie conoscenze”. Nel dettaglio si tratta della presidente Egidia Carta, imprenditrice come Federica Sarritzu, l’una nuorese, l’altra cagliaritana. Il vice è l’avvocato Francesco Lai. Vanno aggiunti la farmacista Sebastiana Sau e l’oculista Francesco Zaccheddu. Il segretario è invece Sebastiano Sanna.

Quindi, per riepilogare: Mula firma un emendamento da 100mila euro senza sapere nulla di chi ci sia dietro. Una cambiale in bianco coi soldi pubblici, viste le sue dichiarazioni. Di segno opposto la posizione di Deriu che, invece, sostiene di aver proposto i 300mila euro perché la Fondazione ha fatto cose buone per Nuoro. Il consigliere regionale dei dm cita un evento di Capodanno. Ed effettivamente dal calendario 2022 del capoluogo barbaricino si ricava che l’ente intitolato a San Pietro ha portato sotto le feste, per un concerto del 27 dicembre, la Premiata Forneria Marconi. Deriu dice che “chi non è nuorese, una città dove non si fa mai nulla, non può capire, ma promuovere un evento è tantissimo in un centro che non ha la stessa offerta di Cagliari”. Eppure nello Statuto della Fondazione non è menzionata questa missione musicale.

Nella parte del sito web dedicata al ‘Chi siamo’, è scritto che la Fondazione nasce per “creare una stabile struttura di promozione del dialogo pubblico sopra le grandi questioni collettive”. Viene da dirsi: cosa c’entra la Pfm? Non solo: l’ente, sempre per Statuto, si pone l’obiettivo di sviluppare “discorsi artistici” ma anche occuparsi “della riflessione culturale e della ricerca”, della “formazione professionale permanente dei giovani e degli adulti, della rispecializzazione dei membri della comunità, allontanati l’uno dall’altro dalla progressiva e crescente alienazione del mondo contemporaneo, mediante il rafforzamento delle relazioni sociali e dell’impiego civile”. Tutto questo discorso alto per dire che, alla fine, si vogliono organizzare concerti?

Passata un’altra settimana dal bubbone scoppiato, come raccontato dal nostro giornale sempre il 7 febbraio, ancora nessun consigliere regionale ha avuto il coraggio di dire chi ha proposto l’emendamento da 480mila per l’acquisto di un immobile a Nuoro con l’obiettivo di farlo diventare la sede definitiva della Fondazione. L’unica cosa successa è la diffusione, da parte dell’ente, di un comunicato stampa datato 11 febbraio e in cui il Cda rinuncia pubblicamente ai 480mila euro. Il Consiglio di amministrazione chiarisce di “non aver mai presentato alcuna formale richiesta alla Regione Sardegna volta ad ottenere lo stanziamento di somme da imputarsi all’acquisto di un immobile da adibire a sede”.

Eppure la presidente Carta, sentita da Sardinia Post il 7 febbraio,  dice testualmente: “Noi abbiamo parlato con tutti i consiglieri, ma non sappiamo chi materialmente abbia firmato il nostro emendamento”. Resta così da capire di cosa abbia parlato la Carta con tutti i sessanta onorevoli dell’Assemblea sarda, se non dei soldi pubblici risultati in Finanziaria. Di certo questo della Fondazione San Pietro è destinato a diventare un caso unico nella storia dell’autonomismo: un ente riceve 680mila euro in quattordici mesi – anche se poi decide di rinunciare a una parte – senza aver fatto richiesta ma con addosso gli occhi dei consiglieri regionali del territorio. Di cui uno – Mula – nemmeno conosce i fondatori, eppure li premia; l’altro – Deriu – addirittura allarga di parecchio il portafoglio (coi soldi non suoi ma dei sardi).

Sulla Fondazione San Pietro non tornano anche altre cose, raccontate da La Nuova Sardegna: l’immobile di Nuoro destinato a diventare la casa di San Pietro era proprietà di Giuliano Guida Bardi, il tuttologo che va da Lilli Gruber a Otto e mezzo. L’esperto a misura di tv ha posseduto il bene dal 15 maggio del 2009 all’8 settembre del 2016. Poi l’immobile è passato di mano a Donatella Cherchi, classe 1960, oristanese di Abbasanta, che ha mantenuto la titolarità piena sino al 26 luglio del 2019. In quella data la Cherchi concorda l’usufrutto con la Fondazione conservando la nuda proprietà.

Di sicuro Guida Bardi e Cherchi non sono due sconosciuti. Anzi: nel 2006 entrambi vengono arrestati. La Procura di Cagliari accusa lui di peculato, appropriazione indebita e turbata libertà degli incanti. Tutto ruotava intorno al Cisi, il Centro internazionale studi industriali, creatura della Regione e di cui Guida Bardi era segretario generale. Tre anni dopo l’arresto, l’ospite fisso de La7 è stato condannato in primo grado a cinque anni insieme alla Cherchi, allora sua compagna. La quale, stando sempre alla ricostruzione del quotidiano di Sassari, è stata una delle fondatrice dell’ente, nel 2019. Poi la donna è uscita ma il legame è rimasto con l’usufrutto che si sarebbe dovuto convertire in compravendita.

C’è ancora un altro elemento, di non poco conto: la Cherchi, nel 2019, ha acquistato l’immobile all’asta. Il decreto di trasferimento della proprietà è contenuto nella trascrizione numero 7753.1/2016, da cui risulta il pagamento di 83mila euro. Qualcuno dovrà poi chiarire perché il misterioso onorevole sardo che ha voluto l’emendamento da 480mila euro per acquistare l’immobile, abbia pensato di assegnare alla Fondazione una somma superiore di quasi sei volte rispetto al valore di acquisto all’asta.

Nel comunicato col quale il Cda della Fondazione ha rinunciato ai 480mila euro è scritto in un passaggio:  “La Fondazione è nata con l’intenzione di comunicare e condividere la cultura della bellezza, della chiarezza e della verità”. Di nuovo viene da dirsi: cosa c’entrano la Pfm e tutti quei soldi?

Alessandra Carta

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