Abbanoa, manuale di tortura degli utenti

Acqua non sempre potabile, bollette gonfiate, tariffe alle stelle, rateizzazioni negate, reclami vietati. È la legge di Abbanoa, un’antologia delle vessazioni che toglie sonno e soldi ai sardi, da quasi otto anni. Ma la matrigna del servizio idrico se ne frega: punisce e continua a farla franca, perché non tutte le famiglie possono permettersi un avvocato. Di certo, i diritti degli utenti li ha messi nero su bianco l’Adiconsum Sardegna. 

Eccolo il dossier sulle «ingiustizie di Abbanoa», sintetizza Giorgio Vargiu, il segretario regionale.

SCONTI NEGATI. In cima alla lista c’è il male oscuro dell’acqua sarda. Ovvero, non sempre è potabile, perché le reti idriche sono troppo vecchie. Ma «Abbanoa non decurta la tariffa del 50 per cento, come prevede la legge in questi casi», spiega Vargiu. Quindi, pure nei Comuni dove l’acqua non si può bere, il prezzo è pieno. E sono 1,38 euro a metro cubo, nella fascia più comune tra gli usi domestici, cioè quella con consumi annui compresi tra 141 e i 200 metri cubi.

TARIFFE IN AUMENTO. Resta il fatto che stagione dopo stagione, l’acqua è sempre più cara. Nella stessa fascia di riferimento, si è passati dall’1,22 euro del 2011 a 1,30 nel 2012 e poi il nuovo ritocco di quest’anno. Con una particolarità: «Dal 2005 al 2008 – dice il segretario di Adiconsum – l’Ato (Autorità di controllo) ha comunicato l’aggiornamento delle tariffe a fine anno, ma Abbanoa applicava l’aumento da gennaio». Insomma, «un effetto retroattivo illegittimo, malgrado le sentenze del Tar (Tribunale amministrativo regionale) confermate poi dal Consiglio di Stato. Quelle somme maggiorate non sono (e non erano) dovute».

DEBITI INESISTENTI. Sempre in tema di prezzi, ecco i crediti che Abbanoa rivendica, ma «non sono dovuti», fa sapere il segretario. La ragione è una: ««Dopo cinque anni scatta la prescrizione, significa che la società non può pretendere il pagamento dell’acqua consumata fino al 31 dicembre 2008». Vargiu chiarisce: «Non è colpa degli utenti se Abbanoa non ha recapitato per tempo le bollette».

RATEIZZAZIONI MANCATE. A proposito: la legge stabilisce che ai cittadini arrivi una fattura a trimestre, la prima in acconto, la seconda a saldo. Ma «la spa – come si legge ancora nel dossier Adiconsum – spedisce un’unica bolletta anche per cinque anni di consumi, salvo poi negare la rateizzazione o concederne una ridicola di venti giorni». Gli utenti possono pretendere un pagamento dilazionato in un numero di anni (o di mesi) pari al periodo della fatturazione.

SERVIZIO SOSPESO. L’Adiconsum ha fatto pure i manifesti contro i reclami negati. «Ai cittadini che protestano – s’indigna Vargiu – viene sospesa la fatturazione». In buona sostanza gli utenti sono condannati a diventare morosi. «Abbanoa è l’unica società che in Italia cancella un diritto così elementare come il presentare una contestazione, tanto che negli uffici è stato predisposto un modulo di “rinuncia al reclamo”».

SOVRATTASSA ILLEGITTIMA. Non meno importante è l’aggio che Abbanoa continua ad applicare, «malgrado col referendum nazionale di luglio 2011  i profitti sull’acqua siano stati abrogati», dice Vargiu. Ma come risulta dalle bollette sarde, la società non ha tagliato il sovrapprezzo del 7 per cento. «Abbanoa – ribadisce il segretario – deve ricalcolare tutte le fatture e restituire i soldi indebitamente richiesti e percepiti».

MANCATE LETTURE. Ancora aperta – per via di molti ricorsi pendenti – è la bagarre datata 2005, quando Abbanoa prese in mano la gestione del servizio idrico sostituendosi a Esaf, Govossai, Sim e Siinos, cioè le quattro società che fino ad allora controllavano l’acqua in Sardegna. Non solo: in alcuni casi gli affidatari erano i Comuni. Fatto sta che la società avrebbe dovuto spedire a tutti gli utenti (e oggi i censiti sono 371.826) la cosiddetta «lettura spartiacque, ovvero i consumi realizzati fino al cambio della gestione, quando le tariffe applicate erano decisamente più basse», ricorda Vargiu. Che appunta: «Siamo davanti a un’altra omissione».

TAGLIOLA EQUITALIA. Altra questione è la forzatura fatta dalla Spa con gli utenti che non hanno pagato in tempo. «Al netto della violazione che inchioda i morosi, Abbanoa ha tentato il recupero coattivo dei crediti senza rispettare la procedura», appunta Vargiu. In buona sostanza, la società avrebbe dovuto prima intimare il pagamento delle bollette non saldate, e solo dopo rivolgersi a Equitalia. «Del resto – chiude il segretario – un’azienda che non ha mai convocato una sola commissione di conciliazione per trovare un accordo sui ricorsi aperti, si sente autorizzata a violare costantemente la legge». Vargiu rassicura: «I cittadini non rinuncino a far valere i propri diritti, la nostra associazione esiste per questo».

Alessandra Carta

 

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