“Uno strano sogno”, paesaggi urbani onirici in mostra alla Galleria S’Umbra a Castello

“Si muore tutte le sere — diceva Henry Cartier Bresson — e si rinasce tutte le mattine: è così. E tra le due cose c’è il mondo dei sogni.” Un mondo spesso inquieto, indecifrabile, carico di simboli e di significati non sempre leggibili. I sogni sono la proiezione delle nostre paure più inconsapevoli, delle ansie quotidiane, delle pulsioni più profonde, dei nostri spaesamenti.

E la fotografia è un mezzo straordinario per raccontare questa incessante contaminazione di realtà e fantasia, di conscio ed inconscio. Lo sanno bene i fotografi che partecipano alla mostra “Uno strano sogno” aperta dal 22 maggio all’8 giugno 2014 alla Galleria S’Umbra in Via san Giuseppe 17 a Cagliari, dove il tema dominante è un paesaggio urbano metafisico ed onirico che sembra uscire da un faticoso risveglio.

Le fotografie di Erik Chevalier, Massimo Congiu, Chiara Coppola, Luca De Melis, Laura Farneti, Silvia Locci, Paolo Marchi e Federico Verani mostrano un paesaggio urbano che Emanuela Falqui, curatrice della mostra definisce «Sovrapposizioni di realtà, scheletri urbani, angolature inquietanti di linee e di confini che ridisegnano il ritratto di una città simbolica. L’atmosfera è sospesa, silenziosa, a tratti metafisica, non importa il dove o il quando. Immagini di paesaggi urbani ridotti all’osso in cui il vuoto del mondo prende la parola, in bilico tra un confine fisico e mentale».

Ciascun artista ha declinato la sua visione secondo linguaggi e simbolismi differenti. Erik Chevalier affida il suo lungo sogno urbano ad una slideshow scandita da una colonna sonora dove un ritmo latinoamericano introduce paesaggi e volti di un luogo quasi irreale, ricco di segni ambigui e contrastanti. L’installazione di Massimo Congiu, Luca De Melis e Laura Farneti è una sorta di affascinante magic box dove la sovrapposizione di immagini stampate su acetato e retroilluminate crea suggestioni tridimensionali inventando luoghi inesistenti, ma proprio per questo realmente fantastici ed onirici.

Chiara Coppola ci ricorda che l’Architettura è arte dove il vuoto ha una sua funzione strutturale ed estetica non meno nobile di quella del costruito. Silvia Locci e Federico Verani accostano immagini di una città dove geometrie e scorci, talvolta poco attraenti, trasformano sapientemente il sogno in un viaggio dominato da una sottile tensione.

Le Polaroid di Paolo Marchi danno la cifra di paesaggi metropolitani che la pellicola istantanea trasforma in miniature di città, acquerelli di sogni come tessere di un mosaico urbano contradditorio e straniante.

“Il sogno — scrisse Giovanni Pascoli — è l’infinita ombra del Vero”. E questa mostra collettiva ce lo conferma, mescolando forme e linguaggi in un affresco onirico che è specchio dei tempi, proponendoci visioni e simboli contradditori, umori inquieti terribilmente verosimili anzi, maledettamente reali.

Enrico Pinna

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