A Iglesias mentre si compilavano le liste ci si è dimenticati del 25 aprile

Il 25 aprile è morto “. Così parlò Beppe Grillo. Di sicuro lo è ad Iglesias, e forse non è neppure l’unico evento ad esserlo.
Il 25 aprile, la festa della Liberazione, un giorno fondamentale nella storia d’Italia. Il giorno in cui cessò l’occupazione da parte della Germania nazista. Il 25 aprile 1945, l’esecutivo del Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani alle 8 del mattino, via radio, proclamò ufficialmente l’insurrezione, la presa di tutti i poteri da parte del CLNAI e la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti ( tra cui Mussolini che tre giorni dopo fu catturato e fucilato ). In questo giorno furono liberate le città di Milano e Torino, a cui seguì poi, i giorni successivi, tutta l’Italia settentrionale.
La Liberazione mette così fine a venti anni di dittatura fascista e a cinque lunghi anni di guerra. Rappresenta quindi, simbolicamente, l’inizio di quel percorso storico che, attraverso il referendum del 2 giugno 1946, porterà l’Italia alla scelta fra Monarchia e Repubblica e alla nascita della Repubblica Italiana con la stesura definitiva della Costituzione.
Un giorno importante, dunque, che Iglesias ha sempre ricordato attraverso varie manifestazioni per perpetuare nelle nuove generazioni quei valori di libertà e solidarietà imprescindibili di una società che vuole definirsi civile.
Ma questo 25 aprile 2013 è passato totalmente sotto silenzio.
Iglesias è commissariata, senza un sindaco e una giunta comunale. Sta attraversando una crisi economica paragonabile a quella del dopoguerra. Ogni giorno ci sono attività economiche e produttive che cessano di esistere. Nuovi disoccupati che andranno ad infoltire la già straripante folla di disperati. I giovani abbandonano la propria città come i migranti degli anni ’50. I partiti politici sono indaffarati nel preparare le prossime elezioni amministrative. Anche le associazioni degli ex combattenti, della società civile e del mondo sindacale hanno “dimenticato” questa fondamentale ricorrenza nazionale. Ed è un peccato, perché la memoria storica va tenuta viva e tramandata alle nuove generazioni a cui va insegnato ad apprezzare l’importanza di certi valori come libertà, solidarietà e legalità.
Un’occasione sprecata per tutta la società civile iglesiente. Poteva essere un occasione per ritrovarsi, per confortarsi, per darsi coraggio e per tentare di ripartire, di risalire quella china resa scivolosa da troppi interessi trasversali e personalistici.
Di sicuro i tanti combattenti e i padri costituenti che hanno versato il proprio sangue e dato la propria vita per “regalarci” un Paese libero e democratico, non sarebbero contenti che una ricorrenza così importante sia passata nella più totale indifferenza.
Carlo Martinelli

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