Giorgino e i comitati dicono no al rigassificatore del Porto Canale

Un comitato contro il rigassificatore che, secondo i piani della Isgas, dovrebbe sorgere tra Giorgino e il Porto Canale. È questo il risultato del partecipato incontro tenutosi oggi al villaggio pescatori alle porte di Cagliari. “Non possiamo accettare un impianto a rischio di incidente rilevante a poche centinaia di metri dal quartiere – spiega il capo-villaggio Carlo Floris durante un partecipato incontro. Nè possiamo tollerare che il Comune o la Regione non ci abbiano informato della sua futura realizzazione”.

A cosa si oppongo gli abitanti di Giorgino, i comitati e le associazioni? La Isgas, proprio a ridosso di Giorgino, vuole realizzare 18 serbatoi per lo stoccaggio del Gnl trasportato su navi gasiere. L’impianto comprende anche un sistema di rigassificazione utilizzato per immettere il gas ricondizionato (dallo stato liquido a quello gassoso) nel metanodotto che secondo i piani della Società Gasdotti Italia e la Snam (sono, infatti, due le società che si contendono la realizzazione dell’opera) dovrebbero attraversare la Sardegna da Cagliari fino a Sassari, con diramazioni verso il Sulcis, Nuoro e la Gallura. Non solo: l’impianto della Isgas è progettato anche per rifornire i camion cisterna che dovranno trasportare il gas nelle aree dell’Isola non raggiunte dal metanodotto e le stesse navi alimentate a gas. Insomma, un’opera dall’impatto notevole, se si abbina anche la torcia alta 35 metri e i vaporizzatori, capaci di rigassificare fino a 100.000 mc di gas all’ora. Una quantità che stride con le stime del fabbisogno annuo dell’Isola effettuate dalla Regione (circa 500-600 milioni di mc di gas all’anno dalla Regione). E che fa apparire il programma di metanizzazione dell’Isola decisamente fuori scala.

Proprio il più ampio programma di metanizzazione della Sardegna è stato al centro del dibattito nel corso dell’assemblea. Il dott. Domenico Scanu, presidente Isde – Sardegna ricorda “il forte contributo del gas metano al fenomeno del riscaldamento globale”. Non solo: “La combustione di un fossile – qual è il metano – provoca lo scadimento della qualità dell’aria, perché sprigiona inquinanti come ossido di zolfo, ossidi di azoto, particolato fine e ultrafine, molecole diossinosimili e idrocarburi policiclici aromatici. Insomma, un nuovo impatto ambientale proprio quando, a causa di decenni di pratiche industriali inquinanti, le condizioni di salute della popolazione appaiono critiche, specie nei Siti d’interesse nazionale per bonifica (S.i.n) e nelle aree metropolitane”.

Concetto rilanciato da Assotziu Consumadoris e Sardegna Pulita, che ricordano il già forte impatto determinato dall’area industriale di Macchiareddu e di Sarroch, mentre chiedono un nuovo corso energetico basato su una gestione ordinata delle rinnovabili.

Marco Manca, consulente di Css rileva e una contraddizione: “Il gas serve per alimentare un industria che non c’è più”. Gli fa eco Claudia Zuncheddu (Sardegna Libera), che definisce quello della metanizzazione un progetto obsoleto, che forse aveva senso 30 anni, ma oggi non più”. Oltre a dirsi contraria, l’Unione sindacale di base (Usb), invece,  chiede “una consultazione referendaria per evitare le solite decisioni calate dall’alto e consentire ai sardi di esprimersi su un tema così importante”.

Presente all’incontro anche il deputato di Unidos Mauro Pili, che critica “il modello scelto dalla Regione, quello dei depositi – rigassificatori alimentati con navi metaniere, specie in un’area come quella tra il Porto Canale e Santa Gilla protetta da numerosi vincoli naturalistici”. Le navi gasiere – precisa Pili –  andrebbero ad aumentare il già intenso traffico marittimo del Golfo degli Angeli, continuamente solcato da navi passeggeri, navi da crociera e petroliere dirette alla Saras.

Presenti all’incontro anche i dirigenti di Grendi Trasporti e Remosa Stefano Fercia e Pierluigi Peis. Fercia lamenta che l’impianto della Isgas opererà sulla banchina del Porto Canale su cui attualmente opera la società, mentre Peis si dice preoccupato per la sicurezza degli stabilimenti della Remosa.

P. L. 

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