Fluorsid e la bonifica promessa da Giulini, lettera del Corpo forestale: ‘Ancora tutto fermo’

Alessandra Carta

La Fluorsid non ha ancora avviato il Piano di risanamento da 22 milioni promesso nel 2019 da Tommaso Giulini, proprietario e presidente del Cda dal 2014. Ma se il patron del Cagliari calcio si è dimenticato che lo attendono le bonifiche, non altrettanto ha fatto il Corpo forestale. Eccola la lettera di fuoco sul mancato avvio dei lavori. In cima all’elenco dei destinatari figura il ministero dell’Ambiente. Seguono la Regione e i sindaci di Uta e Assemini, Comuni dove ricadono i terreni al centro dell’inchiesta. Quindi, la Città metropolitana di Cagliari, ugualmente competente sotto il profilo amministrativo, visto che un pezzo di laguna di Santa Gilla appartiene al capoluogo. Per conoscenza la lettera è stata inviata pure alla Procura di piazza Repubblica, da cui nel 2017 partirono undici avvisi di garanzia e sette provvedimenti di custodia cautelare in carcere.

Nel 2019 l’intervento di Giulini, con la promessa di bonificare tutto, diede la stura ad un accordo: gli undici indagati patteggiarono, concordando con il Tribunale una condanna di ventitré mesi, ma con pena sospesa, a cui si aggiunsero settemila euro di multa. Di fatto una scorciatoia che valse due piccioni con una fava: il patron del Cagliari calcio si rifece il look indossando la maglia dell’ambientalista e gli undici sotto inchiesta chiusero rapidamente i conti con la giustizia. Lo ‘scivolo’ giudiziario arrivò per Pasquale Lavagna, ex presidente Cda; il figlio Michele Lavagna, ex direttore dello stabilimento; Loukas Plakopitis; responsabile commerciale dei sottoprodotti aziendali; Giuseppe Steriti e Giancarlo Lecis, funzionari, sempre nell’azienda di Macchiareddu; Mario Deiana, responsabile della logistica; Sandro Cossu, alla guida del settore sicurezza e ambiente; Armando Bollani, proprietario della società Ineco che smaltiva gli scarti della produzione per conto della Fluorsid; Alessio Farci, responsabile del cantiere a Terrasili, dove finivano parte dei rifiuti; Marcello Pitzalis e Simone Nonnis, dipendenti di Bollani.

Ma passati quattro anni esatti da quella promessa, il Piano di Giulini è lettera morta. Il richiamo sulla Fluorsid inottemperante l’ha fatto Fabrizio Madeddu, il capo del Nipaf, Nucleo investigativo del Corpo forestale nonché ufficiale di Polizia giudiziaria. Nel 2017 Madeddu e i suoi uomini lavorarono insieme alla Procura per chiudere il cerchio su disastro ambientale, inquinamento e smaltimento illecito di rifiuti, come nelle accuse a vario titolo diventate patteggiamento. Inizialmente sotto inchiesta finirono in ventidue, tra cui lo stesso Giulini, ma metà delle posizioni sono state poi archiviate.

“Allo stato attuale – si legge nella nota a firma di Madeddu – per nessuno dei terreni oggetto del procedimento penale risultano arrivate le operazioni di caratterizzazione e bonifica”. A seguire la richiesta di intervento inoltrata ai destinatari della missiva, “per quanto di competenza”, perché trovi applicazione il rispetto del decreto legislativo 152/2006 in materia di ambiente. Anche perché, ha rilevato il Corpo forestale, “ci sono terreni tuttora gravati da sequestro preventivo” e questo diventa almeno in parte un impedimento con cui Fluorsid e Giulini possono giustificare il mancato avvio delle bonifiche.

La Fluorsid è “leader mondiale nella produzione e vendita di fluoroderivati inorganici per l’industria dell’alluminio e in molteplici altri settori”, si legge nella homepage dell’azienda. Dove è scritto pure che “il rispetto dell’ambiente è una priorità assoluta”, al momento finita nel congelatore, a giudicare dalla presa di posizione del Corpo forestale. Anche perché negli atti giudiziari del 2017, con pm Marco Cocco e gip Cristina Ornano, risultò che lo stabilimento di Giulini “inquinava per risparmiare“. Furono da brivido i dati raccolti durante il lungo e accurato lavoro di indagine: “Valori di alluminio 3.745 volte superiori ai limiti“. Ancora: “Fanghi acidi nella lunga di Santa Gilla“. L’Arpas, l’Agenzia regionale per l’ambiente, aveva minimizzato, ma in quei giorni di giugno 2017 era stato uno sfiorire di “discariche abusive“. Con un pastore che denunciò la malattia del suo gregge (leggi qui).

Il Piano delle bonifiche da 22 milioni fu considerato dal Tribunale di Cagliari, insieme alle multe pagate dagli indagati, un “ravvedimento operoso”, che divenne “attenuante” in sede di giudizio. Ma lavori davanti alla laguna di Santa Gilla non se ne vedono. Invece sarebbe ora che Giulini mettesse in pratica la missione aziendale tanto decanta nel proprio sito web.

Alessandra Carta

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share