Gli scatti intimi di Palazzi, il “sardo per signore” innamorato delle donne

C’è il corpo, nel pensiero di Bernardino Palazzi. Il corpo della donna, la sua carne, il suo colore, la sua luce. Un corpo ritratto, disegnato, fotografato per una vita intera. Un corpo che diventa sintesi e ossessione, e la cui potenza esplode come uno sparo nella ricca e suscitante retrospettiva in scena fino al 14 febbraio al Man di Nuoro.

Palazzi (Nuoro 1907-Roma 1986), “Il sardo per signore”, come ebbe a chiamarlo con un pizzico di malignità lo scultore Marino Mazzacurati, è ancora oggi un artista troppo poco conosciuto alla platea isolana; come Mario Sironi ebbe più fortuna in continente che in Sardegna, ma all’isola e al suo triste mal di vivere, Palazzi rimase sempre profondamente legato traendone di volta in volta turbamenti e ispirazione. Di lui si conoscono le grandi opere come Bagutta, La cavalcata sarda, La croce, ma il pregio di questa mostra, che inaugura il progetto di AR/S Arte Condivisa in Sardegna (realizzato dalla Fondazione Banco di Sardegna e suddivisa in tre allestimenti diversi sparsi tra il Man di Nuoro e le rispettive sedi della Fondazione a Sassari e Cagliari, con un’idea appunto itinerante dell’arte), è quello di aver fatto luce sui disegni e su un fondo importante, quello del gallerista Dante Crobu, oltre 500 immagini a colori e in bianco e nero che lasciano stupiti per forza, modernità e carica sensuale.

Dalla metà degli anni ’30 sino al 1980, Palazzi fotografò ossessivamente il corpo femminile, per poi disegnarlo senza sosta prima di ritrarlo su tela. Corpi morbidi, rivelati in posizioni intime, talvolta financo scabrose, indagati senza imbarazzi e riserve. Corpi amati, posseduti, esplorati e che a differenza di quanto accade con Giuseppe Biasi o Francesco Ciusa, rivelano un’insospettata bravura di Palazzi con la macchina fotografica. A guardarli bene quegli scatti, a osservarne la luce, le prospettive, la profondità, si capisce come Palazzi possa essere considerato tra i primi fotografi ante litteram della Sardegna. Un aspetto che ha colpito molto anche Maria Paola Dettori, storica dell’arte e curatrice del terzo catalogo Ilisso di imminente uscita dedicato proprio all’artista. “Il periodo milanese di Palazzi è un momento ancora poco conosciuto della sua biografia: assieme ad Elena Pontiggia, con cui abbiamo collaborato alla stesura, ne abbiamo voluto sottolineare le peculiarità. Quelli di Milano sono appunto gli anni di Orio Vergani, Ugo Ojetti, Silvio Negro, scrittori e giornalisti del circolo Bagutta che diventeranno ben presto amici intimi di Palazzi, gli anni in cui lavora alle illustrazioni de La Lettura e del Corriere della Sera rapportandosi coi fotorepoter dell’epoca”. Alle origini del gusto fotografico di Palazzi, dunque, c’è proprio l’aria che si respira in quelle redazioni.

Passato giovanissimo alle cronache come il ritrattista più apprezzato dell’alta borghesia milanese, Palazzi continuerà per tutta la vita a fotografare le sue modelle conservandone gelosamente i negativi. Un po’ come faceva Vivian Maier, altra grande fotografa praticamente sconosciuta durante la sua epoca e a cui il direttore del Man, Lorenzo Giusti, ha recentemente dedicato una splendida retrospettiva. Gli album che documentano il lavoro di Palazzi nei suoi atelier, un mondo in cui l’eros scorre come una corrente sottorranea, hanno affascinato il collezionista Crobu che auspica a una nuova grande mostra dedicata al Palazzi fotografo. “Si tratta di un materiale inedito sorprendente: nessun autore sardo ha mai avuto un simile talento fotografico- sottolinea- uno stile che nella sua modalità rituale sembra anticipare il lavoro di Francis Bacon, con alcuni autoscatti in cui Palazzi appare come un fauno di sconcertante intensità e fulgore”.

Eppure, nonostante una passione e una tecnica alimentata senza sosta, Palazzi, come ben rileva Dettori “era un uomo perennemente scontento di sè, incerto dei suoi successi, ossessionato da un feroce controllo sul suo lavoro. Un uomo e un artista maltrattato dalla sua Isola, terra che ha sempre amato ma da cui non si sentiva ricambiato. Questa retrospettiva, ne sono certa, gliela dovevamo”.

(La mostra “L’occhio indiscreto. Bernardino Palazzi grafico, illustratore, fotografo”, fino al 14 febbraio al Man di Nuoro sarà prorogata fino a metà marzo, nella sede cagliaritana della Fondazione Banco di Sardegna).

Donatella Percivale

 

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