Politiche 2018, il Partito dei sardi ci ripensa: “Stop all’alleanza col Pd”

“Il Partito dei Sardi ritiene che il tempo non sia maturo per una alleanza col Pd alle elezioni politiche italiane”. Finisce su un binario morto – per ora – l’intesa che PdS e dem isolani sembravano dover stringere in vista del voto del 4 marzo. La trattativa era cominciata nelle scorse settimane sottotraccia attraverso ripetuti contatti tra i rispettivi segretari: Paolo Maninchedda da una parte e Giuseppe Luigi Cucca dall’altra, col primo che aveva ipotizzato di garantire al Pd l’appoggio alle Politiche puntando sulla costruzione di una “coalizione di convergenza nazionale a trazione indipendentista”. Cioè un’alleanza lunga che, al netto dell’artificio linguistico, avrebbe dovuto includere una strategia comune anche per le Regionali del 2019, per le quali il Partito dei sardi chiedeva di poter esprimere il candidato governatore.

L’indisponibilità del PdS a proseguire la trattativa è arrivata ieri sera, a conclusione della riunione del direttivo nazionale convocato a Oristano. Ed è stata in qualche modo una posizione obbligata vista la chiusura nei confronti del Partito dei Sardi espressa dall’eurodeputato Renato Soru nella direzione Pd del 5 gennaio scorso. Quello stesso giorno, ultimati i lavori dem, il segretario Cucca aveva diffuso un comunicativo nel quale si leggeva: “Rispetto alle istanze avanzate dal PdS, a nome del partito dichiaro di non poter soddisfare la richiesta del Partito dei sardi di guidare la coalizione nella competizione elettorale per le regionali”. Cucca aveva precisato: “È una scelta che non spetta solo al Pd, ma deve essere condivisa da tutte le altre forze della coalizione che saranno chiamate a esprimersi al momento opportuno”. E il leader dem aveva citato sia il Psd’Az che i RossoMori, sebbene al momento siano fuori dall’alleanza, almeno in Regione.

Due giorni dopo, il 7 gennaio, Cucca era tornato sul tema con una lettera aperta al Partito dei Sardi  nella quale si soffermava ancora sulla richiesta del PdS di indicare il candidato governatore. Cucca aveva parlato di “aspirazione legittima, ma pensiamo – era stata la sottolineatura – che debba essere sottoposta anche agli alleati, con la garanzia della più larga e paritaria partecipazione alla scelta della leadership, senza alcuna preclusione o pregiudiziale. Pensiamo, inoltre, che sia prematuro parlarne adesso, poiché in questa fase è indispensabile concentrare le energie sulla sfida elettorale di marzo”.

Si capiva, da quelle righe quasi sofferte, tutto lo sforzo del segretario dem di non strappare nessuna tela. Né all’interno del proprio partito, che già paga le divisioni correntizie, né rispetto agli equilibri di coalizione, più che mai necessari in un Pd sempre meno autosufficiente, elettoralmente parlando. Per contro, nel PdS le manovre appaiono più facili: il Partito dei sardi non ha nulla da perdere, ma solo da guadagnarci. E anzi può permettersi anche di abbandonare il tavolo, come annunciato ieri. Infatti, a stretto giro, è arrivato un nuovo appello di Cucca, pubblicato sul sito Facebook del Pd: “In merito alla posizione emersa al termine del direttivo PdS – ha scritto il segretario dem – non posso che esprimere il mio rammarico per il fatto che non sia stato colto lo spirito della lettera aperta, che sottolineava la piena condivisione dei valori autonomisti e auspicava un’alleanza alle Politiche per rafforzare le istanze del popolo sardo nelle istituzioni italiane”. Ancora: “La mia apertura è espressione della maggioranza del Partito democratico che, pur avendo al suo interno sensibilità differenti, converge in larga parte verso l’intesa con il PdS, nella convinzione che possa dare valore aggiunto alla coalizione di centrosinistra nel corso della prossima legislatura nazionale, come è accaduto finora durante l’esperienza di governo regionale. Abbiamo entrambi a cuore gli interessi della Sardegna e vogliamo portare la nostra Isola a superare la sua condizione di svantaggio e di subalternità in un percorso democratico orientato al progresso”.

Cucca ha concluso la sua nota con “l’auspicio di un ripensamento da parte del PdS, perché si disperderebbe il patrimonio di battaglie comuni che potrebbero essere condotte con maggiore vigore dando prosecuzione all’alleanza anche nel contesto nazionale. Sarebbe, infatti, un’occasione mancata per potenziare la nostra Specialità e rivedere i rapporti con lo Stato nella prospettiva di una graduale conquista di ulteriori spazi di autonomia. In qualità di segretario del Partito democratico ribadisco la volontà di proseguire nel dialogo per trovare un accordo in tempi brevissimi”.

Un commento, sul proprio blog Sardegna e libertà, lo ha fatto oggi anche Maninchedda parlando di “obiezione di coscienza nazionale della Sardegna per risolvere i problemi dei sardi”. Il segretario nazionale ha sottolineato: “Non ci allettano né scranni né promesse a tempo scaduto: serve unità, impegno, sacrificio, lavoro e un cuore fermo, capace di non reagire a provocazioni di seminatori seriali d’odio e di giornalisti incontinenti”. Ma stavolta Maninchedda non ha fatto nomi. La prossima puntata non potrà che arrivare nelle prossime ore, ma è difficile che nel giro di un mese il Pd possa ipotecare anche le future alleanze per le Regionali del 2019, considerando che il PdS non è il solo interlocutore del Partito democratico.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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