Lavoro, i sindacati: “Giunta rimandata a settembre”. 260mila sardi senza lavoro

Cgil, Cisl e Uil “rimandano a settembre” la Giunta Pigliaru sulle azioni nel versante lavoro e di fronte a 140 milioni di euro non spesi su oltre 212 milioni programmati e all’aumento della disoccupazione che arriva al 18,8% (32,7% quella implicita se si considerano chi cerca lavoro e chi non lo cerca ma vorrebbe lavorare) sollecitano un immediato confronto con il presidente della Regione e l’intera Giunta. La mobilitazione non si ferma e il prossimo passo sarà quello di portare il crescente malcontento in piazza. L’insoddisfazione è palpabile nei tre segretari generali Michele Carrus (Cgil), Oriana Putzolu (Cisl) e Francesca Ticca (Uil) che a due anni e mezzo dall’insediamento dell’Esecutivo chiedono un “cambio di passo” perché – sostengono – “non sono state realizzate le condizioni per creare un solo posto di lavoro in più”. Un’azione che, secondo le organizzazioni sindacali, dovrebbe essere il primo punto dell’agenda politica sarda e che dovrebbe coinvolgere collegialmente la Giunta sulle politiche attive del lavoro, i cantieri, l’agricoltura e la riforma dell’apparato regionale. Insomma “mentre si parla di rimpasto – afferma Putzolu – questo dibattito politico distrae dai veri temi che interessano i sardi, e al primo posto c’è il lavoro. Siamo di fronte ad un quadro drammatico e nella confusione per quanto riguarda le risorse – aggiunge l’esponente della Cisl – chiederemo alla Giunta di mettere in campo una task force che potenzi i servizi degli assessorati, maggiore raccordo tra i diversi centri di spesa, un’azione di controllo sull’efficacia degli investimenti e l’istituzione di un fondo unico per il lavoro, svincolato da lacci per la spesa”.

Secondo Carrus, “se hai le risorse e produci questi risultati vuol dire che le procedure sono lente, i servizi non funzionano e il confronto si svolge a spezzoni e in modo parziale. Assistiamo a misure che non prendono il via perchè manca una firma dopo un anno dal finanziamento e questo è inaccettabile – tuona il leader della Cgil sarda -. La dimensione dell’emergenza lavoro deve essere accoppiata alla dimensione della programmazione e serve un impegno straordinario e ci ritroviamo a contare le ferite. Per questo motivo chiediamo un cambio significativo di passo: basta metterci di fronte ad atti compiuti”. “Nel 2014 – osserva infine Francesca Ticca – abbiamo condiviso il titolo del tema ‘investire sulle persone’, ma viste le risultanze il tema non si è svolto. Si sta teorizzando troppo e l’agenda politica non ha sortito gli effetti che noi speravamo. Siamo in una situazione di straordinarietà e il tallone d’Achille scoperto è rappresentato dalle politiche attive del lavoro”, conclude l’esponente della Uil.

Sono circa 260 mila, secondo Cgil, Cisl e Uil, le persone senza lavoro in Sardegna, a fronte dei 547 mila occupati e delle 675 mila forze lavoro. Rielaborando i dati Istat, i sindacati hanno calcolato che i Neet, giovani che non lavorano e non studiano, sono circa 73 mila e rappresentano una fetta importante (31,5%) della popolazione giovanile tra i 15 e i 29 anni,una fascia d’età nella quale la disoccupazione sale al 42,4% rispetto al 18,8% del tasso di disoccupazione calcolato sull’intera popolazione (127.029 persone disoccupate). A questo si aggiunge il 23,5% di dispersione scolastica e i circa 30 mila lavoratori con ammortizzatori sociali in deroga o che non percepiscono più nemmeno quelli. E la somma è presto fatta. “Il calo dell’occupazione – evidenzia Carrus – si registra maggiormente tra la popolazione femminile e nelle costruzioni. Questo significa che, se aumentano le opere pubbliche e c’è una diminuzione di imprenditori e di operai in questo settore, c’è qualcosa che non sta andando per il verso giusto”. Secondo Putzolu il problema è anche una questione di programmazione e spendita di risorse. “Nel giugno 2015 la strategia investire sulle persone- Priorità Lavoro della programmazione unitaria stanziava risorse per 325 milioni di euro, nel bilancio 2016 sono stati messi, invece, 212 mln ridotti a 202 mln nell’ultimo tavolo con i sindacati del 13 giugno. I maggiori tagli riguardano le politiche di Flexicurity, quelle sull’occupazione giovanile e sulle azioni innovative per l’occupazione, dei 202 mln sono state avviate e sono attive azioni per soli per 75 mln, mentre – ribadisce – 140 mln sono fermi tra azioni avviate ma non attive (48,5 mln) e ancora non avviate (circa 90mln)”. “Qual è l’idea di sviluppo della Sardegna che si ha? – chiede Ticca – le azioni sulla dispersione scolastica sono da rivedere e non basta una palettata di cemento o contratti co.co co a fine anno per aggredire il problema. Anche in agricoltura questa Giunta non si è saputa attrezzare per correggere eventuali distorsioni. Ecco allora che occorre costruire una rete per affrontare i problemi concreti: o rispondono adesso o a settembre vengono bocciati definitivamente”.

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