Cagliari sotto le bombe, alla Cripta di Santa Restituta un suggestivo spettacolo di Cada Die

Una città ferita a morte, deserta e lugubre, ricoperta da macerie: è la Cagliari che i cagliaritani trovarono al loro ritorno dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando l’annuncio della resa proclamato l’8 settembre 1943 dal generale Pietro Badoglio pose fine al terrore. Con l’armistizio terminarono anche i feroci bombardamenti che tra febbraio e maggio 1943 distrussero la città: oltre il 70% delle architetture cagliaritane furono devastate dalle pesanti bombe sganciate a tonnellate dall’aviazione americana, e a causa delle incursioni aeree morirono duemila persone. Le altre, quelle che continuavano a vivere in città mentre molti abitanti si spostavano nelle campagne, si salvarono grazie al rifugio ricavato nella cripta di Santa Restituta, nel quartiere storico di Stampace. Ed è qui che nei prossimi giorni sarà presentato per la prima volta al pubblico ‘Cielo nero’, spettacolo prodotto dal Cada Die Teatro che mette in scena i tragici giorni dei bombardamenti su Cagliari.

L’evento vedrà in scena Pierpaolo Piludu su un testo scritto dallo stesso Piludu insieme all’autore Francesco Niccolini per la regia di Mauro Mou. ‘Cielo Nero’ andrà in scena in anteprima assoluta ma non si tratta, in realtà, di un progetto del tutto nuovo: è infatti l’ultima tappa di un percorso che la compagnia teatrale ha avviato nel 2005, quando organizzò dei laboratori sul tema della seconda guerra mondiale destinati agli anziani di Pirri.

Il lavoro è divenuto sempre più articolato e complesso grazie anche al coinvolgimento dell’Università di Cagliari con il Dipartimento di Filosofia e Teoria delle Scienze Umane diretto da Giulio Angioni, antropologo e scrittore scomparso di recente, e dell’Istituto Etnografico Sardo. Dopo i laboratori è arrivato un archivio visivo, con ben 130 testimonianze di chi ha vissuto la guerra e i bombardamenti su Cagliari, lo spettacolo ‘Cagliari 1943 La guerra dentro casa’ che coinvolge gli allievi della scuola di arti sceniche La Vetreria replicato ogni 17 febbraio da 12 anni, un libro pubblicato da Aipsa e un documentario prodotto da Rai Sardegna. Quest’ultimo dal titolo ‘Quando scappavamo col cappotto sul pigiama’, realizzato da Pierpaolo Piludu e Cristina Maccioni, è stato presentato per la prima volta a Cagliari nel 2013 e venerdì alle 16 si potrà vedere nel canale Rai Storia.

‘Cielo Nero’ sarà rappresentato per la prima volta giovedì 16 alle 20 (per i residenti a Stampace), venerdì 17 e sabato 18 febbraio alle 21. A fare da suggestivo scenario, la cripta di Santa Restituta. “Abbiamo scelto questo spazio perché è in grado di restituire pienamente l’atmosfera di quei fatti – ha sottolineato Francesco Niccolini, autore teatrale, scrittore e sceneggiatore che ha firmato insieme a Piludu la drammaturgia dello spettacolo – certamente se lo avessimo rappresentato in un teatro riscaldato e comodo sarebbe stato diverso: la cripta è umida, buia, ci piove dentro: questo è quello che i rifugiati provavano quando si riparavano dalle bombe che piovevano dal cielo”.

Niccolini è legato a Cagliari e alla Sardegna da una lunga amicizia, eppure fino a poco tempo fa non conosceva la storia dei bombardamenti sul capoluogo. “Prima di immergermi nella scrittura ho voluto leggere le cronache di quei giorni e anche la letteratura  sul tema: in questo modo ho potuto usare il mio sguardo da ‘straniero’ per raccontare quei fatti, uno sguardo ovviamente diverso da quello di chi è legato affettivamente alla città. E poi ho vissuto la città, ne ho studiato la topografia, l’atmosfera: non volevo scrivere un generico racconto della guerra ma restituire i fatti come si sono svolti realmente anche a un pubblico che non conosce questa parte della storia”.

‘Cielo Nero’ verte attorno alle vicende di Efisio e Antioco Mereu, due gemelli che vivono in quegli anni e che, in maniera diversa, affrontano la guerra e le ferite della loro città. “Protagonisti controvoglia di una storia tragica infinitamente più grande di loro, Efisio e Antioco sono testimoni silenziosi della rovina di quegli anni, della follia dell’Italia fascista e del delirio collettivo di cui si ammalò il popolo italiano. Testimoni muti – conclude Niccolini – senza voce e senza peso, soldatini di piombo, carne da macello che tutto ha visto e ancora si domanda perché”.

Francesca Mulas

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