Uranio impoverito, la Commissione parlamentare d’inchiesta chiude i lavori

La Penisola Delta del Poligono di Capo Teulada, permanentemente interdetta da cinquant’anni a persone e mezzi, è divenuta”il simbolo della maledizione che per troppi decenni ha pesato sull’universo militare”. Con questa premessa si apre la relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito, presentata oggi alla Camera dal presidente Gian Piero Scanu e dai vice presidenti Donatella Duranti e Ivan Catalano alla Camera.

La Commissione ha avviato i lavori nel gennaio 2016 per far luce sui pericoli all’interno dei poligoni militari in Italia, sui vaccini somministrati al personale della Difesa, sulle cause di servizio intentate dai militari contro il ministero. In quasi due anni di attività ha esaminato documenti, svolto controlli e ispezioni, sentito diversi consulenti scientifici tra cui il fisico Armando Benedetti, la ricercatrice Chiara Cantaluppi, il primario di Medicina del lavoro Domenico Della Porta, l’anatomopatologo Gavino Faa, l’epidemiologo Giuseppe Mastrangelo e gli oncologi Franco Nobile, Riccardo Carlo Rossi e Sandro Sandri. Presentate anche tre proposte legislative: quella sulla previdenza sanitaria dei militari e quella sulla giurisdizione delle aree gestite dalle forze armate sono state bocciate dal Parlamento, mentre il documento sulla trasparenza dentro i poligoni è diventato legge.

I Commissari hanno visitato gli arsenali di Taranto, Augusta e La Spezia; il Triveneto, con visita ai poligoni di Cellina Meduna e Foce Reno e le audizioni di personale impiegato presso il 1° ROC di Monte Venda; a Pisa, nel Centro interforze studi per le applicazioni militari (CISAM); in Puglia, ai poligoni di Torre Veneri e Torre di Nebbia; in Sicilia, alla stazione MUOS di Niscemi, alla base di Sigonella e al poligono di Drasi. A ottobre 2016 è stata in Sardegna per cinque giorni di audizioni e ispezioni ai poligoni di Salto di Quirra, Capo Teulada, Capo Frasca e al deposito munizioni di Santo Stefano.

Il documento finale, preceduto da due relazioni intermedie, è stato approvato stamattina con il voto favorevole di dieci commissari su dodici. Contrari, invece, il deputato Elio Vito (Forza Italia) e Mauro Pili (Unidos – Gruppo Misto), che ha presentato una relazione alternativa. “Dedichiamo questo lavoro a chi non c’è più a causa delle patologie contratte in servizio – ha dichiarato la vicepresidente Duranti – ai loro familiari, ai tanti militari ancora ammalati. Speriamo che la prossima legislatura prosegua il nostro impegno, e in particolare le proposte di legge che non sono state approvate”.

“Nei primi sei mesi della Commissione abbiamo lavorato a due riforme importanti – ha sottolineato Scanu – la prima avrebbe portato, se fosse stata approvata, a scardinare quel sistema autarchico su sicurezza e salute in cui di fatto vivono le forze armate per adesione implicita ed esplicita della politica. La salute di tutti è un bene primario riconosciuto dalla nostra Costituzione, nel caso dei lavoratori militari invece sono i militari stessi a occuparsene, con ispettori spesso gerarchicamente inferiori alle persone che devono essere controllate. La seconda riforma invece riguardava l’equiparazione giuridica dei militari al resto del mondo. Entrambe sono state bocciate con giustificazioni legate alle coperture finanziarie. Approvata, invece, la terza proposta, quella che riguarda direttamente i poligoni e quanto succede al loro interno: il comandante di un poligono dovrà dare conto anche del più piccolo proiettile con  l’introduzione del registro dei colpi e della relazione semestrale. Non dovrà accadere più quanto avveniva a Quirra, nel poligono interforze, con enormi quantità di materiale bellico fatte esplodere dentro le cave, con i fumi degli esplosivi portati via dal vento”.

Scanu ha ricordato che il lavoro della Commissione parlamentare, condotto “all’insegna della correttezza, dell’onestà, del rigore, della trasparenza”, verrà ora consegnato alla Procura della Repubblica perché prosegua sull’accertamento di eventuali reati e responsabilità. Novità assoluta, con il documento presentato oggi, il fatto che per la prima volta in una relazione di una commissione di inchiesta si afferma l’esistenza, sul piano giuridico, di un nesso di causalità tra l’accertata esposizione all’uranio impoverito e le patologie denunciate dai militari o, per essi, dai loro superstiti.

(in foto, la Commissione parlamentare in conferenza stampa a Cagliari)

Francesca Mulas

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